RESTI DEL CASTELLO

Benché non presente al giorno d’oggi nessuna traccia della sua remota fondazione, a parte due basi in pietra a pianta triangolare (XII-XIII sec.), è opinione comune che la chiesa del S.S. Salvatore di Toro sia sorta per adattamento o sui resti di un precedente castello. Tale credenza popolare può essere stata suggerita sia dalla struttura massiccia dell’edificio, sia dalla inaccessibilità del sito, sia dalle espressioni Castrum Thori o Castrum de Toro, con le quali fino a tutto il XVIII secolo veniva designato l’abitato. In effetti, l’origine di Toro può risalire all’Anno Mille circa. Il primo documento che fa esplicita menzione del castrum o castellum di Toro è del 1092 ed è la donazione del paese alla badia benedettina di S. Sofia di Benevento da parte di Robertus de Principatu filius Tristayni e signore di Limosano. Da allora Toro è rimasto possedimento ecclesiastico fino all’abolizione della feudalità avvenuta nel 1806.

La chiesa del S.S. Salvatore di Toro è edificata alla sommità del colle impervio che dà il nome all’abitato: secondo il Du Fresne Du Cange, infatti, il vocabolo Toro, con le varianti Torus, Turo e altre, nel latino medievale vale “collis cacuminatus et rotundus”. L’edificio ecclesiastico presenta una struttura veramente compatta e imponente, realizzata in muratura con pietra rozzamente squadrata. L’accesso al tempio è reso possibile grazie a una maestosa scalinata a doppia rampa semicircolare che parte dal sottostante sagrato e impreziosisce la facciata neobarocca, mentre sul versante absidale la possente torre campanaria, a pianta quadrata, si leva su un costone di roccia arenaria, rivestito dalle stesse pietre sommariamente lavorate a formare un torrione che la toponomastica cittadina designa da secoli con il nome Barbacane.  

 

Da Perrella O., Cavaliere G., 2006. Molise Castelli. Palladino Editore. Campobasso.

Perrella O., Di Rocco G., Greco G., Valente F. (a cura di), 2011. Atlante castellano del Molise. Castelli, Torri, Borghi fortificati e Palazzi Ducali. Palladino Editore. Campobasso.