Atti demaniali

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Il fondo ATTI DEMANIALI è una documentazione di notevole interesse storico, consente infatti di ricostruire la storia delle vicende delle quotazioni demaniali,  tanto importanti per la storia della proprietà agraria  e della sua evoluzione attraverso il territorio regionale.  Il governo infatti si proponeva, attraverso la divisione in quote delle terre demaniali, che potevano essere messe a coltura, di creare una piccola proprietà contadina.

L’abolizione della feudalità nel Regno Borbonico fu attuata con decreto di Giuseppe Napoleone dell’ 8 Giugno 1807 contenente il REGOLAMENTO D’ISTRUZIONE  PER L’ESECUZIONE DELLA LEGGE SULLA RIPARTIZIONE DEI DEMANI.  

La ripartizione dei demani, come sanciva il suddetto decreto, implicava due operazioni: la prima consisteva nella divisione delle terre ex feudali tra i baroni e le università e nel cosiddetto scioglimento delle promiscuità, cioè nella ripartizione dei demani tra i comuni limitrofi; la seconda operazione consisteva invece nella divisione in quote delle terre spettanti a ciascun comune e nella loro assegnazione ai contadini nullatenenti o indigenti.  Una volta operata la suddivisione dei demani in parti dello stesso valore, le quote si sarebbero dovute estrarre a sorte tra gli aventi diritto, in modo da evitare eventuali controversie. Si prevedeva inoltre la verifica e la reintegra delle terre demaniali usurpate o comunque indebitamente tenute dai privati.

Il decreto dell’8 Giugno 1807, tuttavia non era sufficiente per assicurare l’attuazione della riforma in maniera completa, il quadro fu completato con il Reale Decreto del 3 dicembre 1808, secondo cui ogni Intendente aveva il compito di preparare i progetti di divisione e trasmettere l’entità dei diritti che gli ex baroni conservavano.  Non tutti i demani poterono essere quotizzati; erano infatti escluse le difese e le terre comunali aperte, eccedenti i bisogni e i mezzi delle popolazioni: tutta questa massa di terra sottratta alla divisione restava allo stato di demanio, comunque soggetta agli usi civici dei cittadini. Ciascun Comune aveva il compito di stilare il regolamento comunale, nel quale erano individuate le modalità del loro esercizio, contro la loro abusiva occupazione o alienazione illegittima era prevista l’azione di reintegra.