CASTROPIGNANO

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Castello D'Evoli

CASTELLO D'EVOLI

Il castello di Castropignano, il cui primo impianto si fa risalire ai Longobardi, fu costruito in prossimità di una precedente fortificazione sannita; sorge su di un costone roccioso degradante sulla valle del Biferno ed è inaccessibile da tre lati. Esso presenta una pianta quadrangolare.

Il castello sorge in posizione più bassa rispetto al centro abitato, dal quale era separato mediante un fossato, successivamente riempito con terra di riporto. I Normanni nell’XI sec. lo potenziarono facendone uno straordinario presidio a guardia della valle del fiume Biferno e del tratturo Castel di Sangro-Lucera, lungo il quale si svolgeva la transumanza, vitale per la nobiltà locale che basava la sua ricchezza sull’attività armentizia.

La struttura medioevale originale a pianta quadrilatera, probabilmente dal duca Giovanni D’Evoli, nel XIV secolo fu ampliata e rinforzata sul lato sud-orientale da una torre pentagonale successivamente incamiciata alla base di un’ampia scarpa. Un altro corpo di fabbrica fu aggiunto nel 1683 dal duca Domenico D’Evoli che trasformò la fortezza in residenza signorile.

Lo stemma presenta tre torri racchiuse in una cinta muraria inserita fra le lettere C e P, iniziali delle due parole che formavano il nome più antico del paese, Castrum Piniani.

Sul lato a valle erano situate le aree residenziali del castello, mentre quelle militari e di servizio si svilupparono nella zona dell’antico palatium. L’ingresso è sottolineato da un arco su vano di guardia, mentre una rampa con risalti trasversali, per facilitare l’ascesa dei cavalli e delle bestie da soma, conduce al vero ingresso del castello. Un muro di recinzione recentemente ripristinato ne delimita la larghezza e chiude a nord-ovest l’area fortificata che, all’epoca del duca Domenico, inglobò l’antica chiesa di S. Martino presente a nord del castello.

Due finestre di diversa altezza compaiono nei locali del corpo di guardia sistemato sul grande portale d’ingresso. Si può pensare che esse abbiano sostituito i precedenti fori d’uscita delle catene che servivano per il sollevamento dello scomparso ponte levatoio. Nei pressi dell’ingresso si è rilevata una balestriera. Le murature sono ben costruite con massi rettangolari regolari. Attualmente del castello restano ruderi privi di copertura che riescono in ogni caso a far comprendere quale importanza abbia avuto nel passato.

La discendenza degli Evoli, travolta dalle leggi relative all’eversione della feudalità e ridotta in povertà, alienò il castello nel 1821.

Il castello è legato a un’antica tradizione popolare che racconta di una pastorella di nome Fata la quale sarebbe sfuggita, uccidendosi, allo ius primae noctis. Rimane traccia di questa leggenda nel toponimo il “Cantone della Fata”, uno spuntone di roccia che si trova a nord-est del castello dal quale la fanciulla, inseguita dalle guardie che volevano rapirla, si sarebbe gettata.

 

Da Perrella O., Cavaliere G., 2006. Molise Castelli. Palladino Editore. Campobasso.

Perrella O., Di Rocco G., Greco G., Valente F. (a cura di), 2011. Atlante castellano del Molise. Castelli, Torri, Borghi fortificati e Palazzi Ducali. Palladino Editore. Campobasso.