Aldina (1502)

Questa edizione curata da Pietro Bembo (1470-1547) ed edita dal grande Aldo Manuzio (1449-1515), segna una svolta nella tradizione del testo dantesco e nella produzione aldina.
Diversificando l'offerta rispetto ai testi greci di grande formato proposti negli anni precedenti nel 1501 l'importante umanista ed editore Manuzio aveva cominciato a stampare in piccolo formato Virgilio e Orazio e le rime del Petrarca curate dal Bembo, seguite da molti altri testi latini e greci, e finalmente dalle Terze rime di Dante.
Di un’assoluta essenzialità grafica e testuale l'edizione, costosa a dispetto della elegantissima semplicità affidata al carattere cosiddetto aldino uscito dalle mani del punzonista Francesco Griffo, si presenta come eccezionale nel programma editoriale di Aldo. Le piccole ‘n’, 'p', 'l' all'inizio delle cantiche, con funzione di lettera guida (letterine destinate a rammentare quali lettere dovessero essere disegnate manualmente prima che il testo fosse affidato al miniatore), sono l’unica concessione alla tradizione, che conferma la destinazione del volume a lettori d’alto profilo culturale e sociale.
Pietro Bembo dedicò non più di un anno alla curatela dell'opera, fondamento dell'aldina del 1502, oggi manoscritto Vaticano latino 3197, avvalendosi del manoscritto compreso nella ricchissima biblioteca del padre Bernardo, quel Vaticano latino 3199 che Boccaccio aveva donato a Petrarca tra il 1351 e il 1353, e di qualche altro manoscritto.
Le novità della proposta aldina e bembiana, cioè un Dante avvicinato in una stessa linea editoriale ai classici, liberato da ogni commento, è senza dubbio notevole e foriera di significative conseguenze nella direzione del classicismo volgare propugnato dal Bembo.


01-Manunzio-dett

D. Alighieri, Le terze rime di Dante, (Venetijs: in aedib. Aldi accuratissime, men. Aug. 1502), in-8°; cors.
Piacenza, Biblioteca Comunale Passerini-Landi, Fondo Landi, (L)C5.08.050.

In principio si legge una lunga nota, di mano del bibliotecario di Casa Landi, nella quale si vantano i pregi dell'edizione, il suo rapporto con altre successive ed il prezzo indicato nella Serie delle edizioni aldine in ordine cronologico e alfabetico (ed. 1803) in 50 paoli.
L'esemplare è legato in pelle marrone su cartone; sui piatti vi è una cornice impressa in oro con fioroni accantonati. Il dorso presenta quattro nervi rilevati, con iscrizioni impresse in oro e fioroni. I capitelli sono grezzi e bruni e i tagli dorati e goffrati. Da rilevare la presenza di spazi con lettere guida all'inizio delle cantiche.
L’esemplare apparteneva alla Biblioteca del marchese Ferdinando Landi, pervenuta alla Biblioteca Comunale nel 1872.