Tesori danteschi a Piacenza

Ritratto_di_Dante_Attilio_Runcaldier_Ravenna 

settecento anni dalla morte, Dante continua nel suo cammino, intrapreso - nel bel mezzo della sua vita - alla fine del marzo del 1300. Questo cammino ci porta anche nelle Biblioteche, ove il poeta è di casa. Da codici, preziose edizioni del Quattro e Cinquecento e testi moderni, escono i personaggi e le idee dello scrittore fiorentino. Ma, nei grandi spazi delle biblioteche, Dante è in buona compagnia.
Ci sono i critici e gli storici che ne hanno ricostruito la vita e studiato approfonditamente la produzione; ci sono gli artisti che lo hanno ritratto, ma anche i curatori e i commentatori, gli stampatori e gli editori delle opere di e su Dante.


Uno straordinario pullulare di vicende e personaggi: tutti gli scritti di Dante sono pieni della sua vita e delle persone che ha incontrato. Una vicenda biografica, quella del sommo poeta, legata a Firenze, ove nasce nel maggio del 1265, da Alighiero, uomo di affari della nobiltà minore, e da Bella degli Abati. Alla città toscana sono legati gli studi filosofici e teologici, le prime esperienze letterarie, le amicizie, il matrimonio con Gemma Donati, da cui nascono i figli Giovanni, Jacopo, Pietro ed Antonia, l’incontro con Beatrice (Bice) Portinari, l’esperienza politica in una città lacerata dai conflitti e infine l’esilio. Nel 1302 inizia infatti il suo peregrinare nelle città e nelle corti dell’Italia settentrionale, fino ad arrivare a Ravenna ove muore tra il 13 e il 14 settembre del 1321, senza mai riuscire a far ritorno nella sua Firenze. 

 

Tutte le altre sue opere, dalla Vita Nuova (1294-1296) al Convivio (1304-1307), dal De Vulgari Eloquentia (1300-1305) al De Monarchia (1311-1313) sono popolate da persone conosciute, da situazioni vissute, ma anche da riferimenti a parole, idee ed immagini del suo tempo. Ma è soprattutto nella Divina Commedia che Dante, “poeta del mondo terreno” (Erich Auerbach), ha dato una magistrale interpretazione della civiltà tra Due e Trecento. Mosso dall’intento di trovare la “diritta via”, il poeta fiorentino infatti propone uno sguardo, attualissimo, sul dolore e sulla redenzione della società.


Il Manoscritto Landiano 190 è certo il documento più noto incluso nel percorso di questa mostra, per la fama che gli deriva dall'essere il manoscritto della Commedia più antico con data certa (1336), che il copista annota diligentemente alla fine insieme con il proprio nome, Antonio da Fermo, e con il nome del comittente, Beccario Beccaria, all'epoca podestà di Genova.


È qui affiancato da edizioni a stampa quattrocentesche (incunaboli) e del Cinquecento (cinquecentine) della Commedia, conservate nella Biblioteca Passerini-Landi, che possiede cinque delle quindici edizioni quattrocentesche della Commedia e nove cinquecentine.
Tali esemplari, pur parzialmente rappresentativi della totalità della produzione nei secoli XV e XVI, in Italia e all'estero, sono una significativa testimonianza della diffusione del testo dantesco.
In Biblioteca sono presenti anche frammenti manoscritti che tramandano brevi brani della Commedia, talora accompagnati da commenti. Sono stati recuperati dalla legatura di altri volumi o dalla coperta di documenti d'archivio.
La prassi con la quale negli anni passati si recuperavano questi frammenti ha talora dato risultati sorprendenti anche a Piacenza, dove ha inoltre favorito il ritrovamernto di 35 carte di un manoscritto del Decamerone databile al 1360 e la cui realizzazione fu sorvegliata dal Boccaccio stesso. Una di queste è qui esposta.


Il Landiano racconta una storia. Ogni edizione racconta una storia. Ogni esemplare racconta una storia. Nel loro complesso narrano della circolazione della Commedia e del collezionismo dantesco a Piacenza.

 

La mostra si inserisce nelle iniziative “Dante e la Divina Commedia in Emilia-Romagna”, un percorso espositivo diffuso promosso dal Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con la Società Dantesca Italiana. L'iniziativa si snoda lungo le città dell’Emilia-Romagna, in un filo rosso che accomuna tutti gli eventi: lo studio della tradizione e la conservazione delle testimonianze e dei contesti danteschi dal Trecento fino all’Umanesimo. Un viaggio ideale che prosegue oltre, tra testi ed immagini, e che ci porta a condividere lo straordinario patrimonio storico-culturale italiano legato al sommo Poeta.