Stanislao Giacomantonio

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Nato a Cosenza il 24 marzo 1879 da Pasquale Giacomantonio e Rosina Salerno, nobildonna cosentina, sin da giovanissimo mostrò spiccata tendenza per la musica. All'età di sette anni l'organista della cattedrale di Cosenza gli fece seguire un regolare corso di studio di pianoforte, teoria e solfeggio. In seguito prese anche lezioni di violino e, all'età di 12 anni, occupò il posto di primo violino nell'orchestra di Cosenza. All'età di tredici anni entrò nel conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli, ove fu allievo dei maestri D'Arienzo, Platania, e Martucci, e si diplomò in alta composizione.

Dopo una serie di composizioni giovanili, Stanislao Giacomantonio ebbe il suo primo successo nel 1923, quando nella Sala Grande del Conservatorio napoletano presentò e diresse la sua scena lirica "Fiore d'oblio", su versi di Titta De Seta, per voce di soprano e orchestra. Da quel giorno iniziò la sua attività di operista, avvalendosi della collaborazione poetica dell'amico Filippo Leonetti: dalla loro collaborazione naque l'opera "Fior d'Alpe" tratta dall'omonimo bozzetto lirico-drammatico di Teresita Friedmann-Coduri.

Nel 1904 sposò la sua ex allieva Teresina Morrone.

Il 13 maggio 1913 l'opera "Fior d'Alpe" fu presentata al teatro Rendano di Cosenza con strepitoso successo, e il trionfo artistico dell'autore fu anche sottolineato dalla stampa. Ciò favorì l'incontro del Giacomantonio con la casa musicale Sonzogno che acquistò  la proprietà dell'opera. L'opera fu eseguita a Milano, nel teatro Carcano, col titolo mutato in "La leggenda del Ponte"; il successo ottenuto si ripete per tre serate consecutive sotto la direzione del maestro Arturo Lucon. Stanislao Giacomantonio compose, inoltre, altri due drammi lirici: "La venere di Scauro", precedentemente alla leggenda sul libretto di Domenico Milelli, e "Quelle Signore", opera in due atti su versi di Filippo Leonetti e il cui argomento era stato tratto dal romanzo omonimo di Umberto Notari. "Quelle Signore" fu rappresentata postuma al teatro Rendano di Cosenza nel 1978: l'autore era infatti morto il 26 novembre 1923 a soli 44 anni. La produzione musicale di Stanislao Giacomantonio è stata copiosa anche se gran parte di essa è andata distrutta o dispersa durante la seconda guerra mondiale. Sono stati salvati gli spartiti di canto e pianoforte e le partiture d'orchestra delle sue opere maggiori, nonché parte della produzione cameristica ed orchestrale.

Il "Fondo Giacomantonio", conservato presso la sezione Musica della Biblioteca Nazionale di Cosenza è composto sia da opere musicali manoscritte di Stanislao e Giuseppe Giacomantonio, sia da documenti vari (lettere, diplomi, certificati, ecc.) che documentano i momenti salienti della vita dei due musicisti. I manoscritti musicali di Stanislao Giacomantonio comprendono, oltre alle opere liriche più famose ("Fiore d'oblio", Fior d'Alpe", divantata poi "La Leggenda del Ponte" e "Quelle Signore"), circa cinquanta composizioni di musica cameristica ed orchestrale nonchè alcune trascrizioni da Beethoven, Haydn e Schubert. Queste composizioni, che spaziano dalle liriche ai notturni, alle barcarole, alle sonate, ai quartetti, evidenziano le enormi potenzialità artistiche di Stanislao Giacomantonio, un musicista cui la morte prematura non ha permesso di esprimerle. I documenti vari, oltre ad offrirci uno spaccato molto interessante della vita di Stanislao Giacomantonio (i suoi studi, i concorsi cui ha partecipato, le domande di specializzazione, ecc.), danno la possibilità di rivivere i momenti più salienti della sua attività artistica. Così le lettere di Filippo Leonetti, librettista ed amico del musicista, ad Umberto Notari per l'autorizzazione a "librettare e musicare" l'opera Quelle Signore e al Giacomantonio stesso per invitarlo a comporre un inno per i lavoratori, rappresentano dei momenti palpitanti e intensi. E allo stesso modo i telegrammi del Leonetti a Giacomantonio e del musicista alla moglie Teresina per annunciare che la loro opera era stata accettata ad "ottime condizioni" fanno emergere i tratti di un artista che, sebbene proiettato versi traguardi ambiziosi, conserva, comunque, vivi valori e gli affetti verso la famiglia.