Biblioteca nazionale centrale di Roma

Biblioteca nazionale centrale di Roma - sede al Collegio Romano - Emeroteca - bancone (2017)
Biblioteca nazionale centrale di Roma - sede al Collegio Romano - Emeroteca - bancone (2017)

Fondata nel 1875 per la decisa volontà del ministro dell’Istruzione Ruggiero Bonghi, la Biblioteca nazionale di Roma doveva riunire al suo interno i libri provenienti dalle raccolte claustrali presenti in città – incamerati a seguito della legge di soppressione delle corporazioni religiose, emanata il 19 giugno 1873 – e al contempo divenire un punto di riferimento bibliografico per la capitale e la nazione nelle scienze e nella cultura filosofica e letteraria contemporanee. La solenne inaugurazione della nuova biblioteca avvenne nel marzo del 1876 dopo meno di un anno dal primo annuncio del Bonghi: in quell’intervallo di tempo furono eseguiti numerosi e complicati lavori di ristrutturazione del complesso del Collegio Romano, dove avrà sede fino al 1975; venne condotta un’intensa quanto incompleta riorganizzazione dei fondi manoscritti e stampati provenienti dalle decine di ex conventi romani; si provvide a dotare la biblioteca di nuovi volumi (soprattutto periodici) italiani e stranieri che non si trovavano nelle raccolte claustrali ma che erano invece necessari per adeguare il patrimonio bibliografico alle esigenze dei nuovi tempi.
Come accerterà più tardi la commissione d’inchiesta parlamentare istituita nel 1880 per fare luce sulle malversazioni avvenute nei primi di anni di vita della biblioteca, i lavori di riordino del materiale incamerato dai conventi vennero spesso eseguiti in maniera frettolosa, con modalità non sempre condivisibili e continuarono anche dopo l’apertura al pubblico. La situazione venne ulteriormente complicata da una crisi di governo che portò alle dimissioni del ministro Bonghi, principale referente politico della fondazione della biblioteca e di fatto suo primo direttore: in quel momento la Vittorio Emanuele non era ancora dotata di un’entrata economica stabile – quella straordinaria per l’acquisto dei libri moderni doveva provenire nei progetti di Bonghi dalla vendita dei doppioni incamerati con le biblioteche claustrali – e di un personale adeguato ai compiti che le erano stati assegnati, a partire dalla mancanza di un prefetto. Questo sarà scelto nella persona di Gilberto Govi solo nel luglio del 1877, per prendere servizio all’inizio del 1878 e restare in carica meno di sei mesi; a succedergli furono per un breve periodo Bartolomeo Podestà e Carlo Castellani, entrambi già impiegati nella biblioteca. La commissione d’inchiesta istituita nel 1880 dal ministro De Sanctis giudicherà con severità l’operato di questi ultimi che, stando alle ricostruzioni, operarono in danno della biblioteca più per incompetenza che in malafede e vennero assolti dalle accuse di malversazione (che riguardavano principalmente le vendite dei doppioni delle raccolte claustrali, condotte in maniera poco accorta e con scarso profitto per la Vittorio Emanuele). A inchiesta terminata la biblioteca restò chiusa per circa un anno e affidata al commissario Luigi Cremona, che provvide a riportare la situazione alla normalità procedendo finalmente alla correzione dei cataloghi e degli inventari. A settembre del 1881 ne assunse dunque la direzione il letterato Domenico Gnoli che la condusse fino al 1909.
Se all’indomani dell’apertura i problemi della nuova biblioteca erano legati soprattutto all’ordinamento e al personale, col tempo iniziarono a emergere anche i gravi limiti architettonici dell’edificio prescelto per ospitarla: già sotto la direzione di Giuliano Bonazzi, che successe a Gnoli, iniziarono a essere formulati i primi progetti per una nuova sede della biblioteca che però, per varie ragioni, non si fecero mai. Ai problemi di spazio si aggiunsero anche quelli di stabilità dell’edificio che perdurarono fino al trasferimento del 1975 – con forti echi, tra l’altro, nella stampa specializzata e in quella quotidiana – e condussero talvolta anche a chiusure temporanee.
Pur con tutti questi limiti, la Vittorio Emanuele costituì sin dalla fondazione un punto di riferimento centrale per la cultura romana e a conferma di ciò vi sono le numerose testimonianze di intellettuali che la frequentarono. Costituita con fondi di varia rilevanza provenienti da biblioteche religiose, nel corso del suo quasi secolo e mezzo di vita la biblioteca si è arricchita di importanti collezioni che ne fanno uno dei luoghi principali per indagare la storia della cultura italiana del XX secolo.

Lorenzo Mancini

Sito della Biblioteca: <http://www.bncrm.beniculturali.it/>

Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-RM0267>

 

Al regno di Romolo succede quello di Numa: Domenico Gnoli direttore della Biblioteca nazionale centrale (1881-1909), coordinamento scientifico di Andrea De Pasquale, atti a cura di Silvana de Capua, Roma, Biblioteca nazionale centrale di Roma, 2017.

Virginia Carini Dainotti, La Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele al Collegio romano, Firenze, Olschki, 1966 (rist. Olschki, 2003).

Andrea De Pasquale, Il lauro dimezzato: il primo secolo di vita della Biblioteca nazionale centrale di Roma, Roma, Gangemi, 2021.

Alda Spotti, Guida storica ai fondi manoscritti della Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II di Roma, «Pluteus», 4-5 (1986-7), pp. 359-386.

Paolo Veneziani, La Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II, Roma, Centro stampa BNCR, 2007.

Biblioteca nazionale centrale di Roma - sede al Collegio Romano (una sala di lettura)
Biblioteca nazionale di Roma - sede al Collegio Romano - sala A
Biblioteca nazionale di Roma - sede al Collegio Romano (una sala di lettura, 1962)

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