Fortunato, Giustino

Nome
Giustino Fortunato
Data di nascita
04/09/1848
Data di morte
23/07/1932
Giustino Fortunato
Giustino Fortunato

Nacque a Rionero in Vulture il 4 settembre 1848 da una famiglia proprietaria terriera con un passato filoborbonico.
Si laureò in Giurisprudenza a Napoli nel 1869 e sebbene costretto dalla famiglia a rinunciare alla passione per le arti, si dedicò allo studio del tedesco e coltivò gli studi umanistici seguendo i corsi di letteratura italiana tenuti dal De Sanctis dal 1872 al 1876. Nello stesso periodo intraprese una intensa attività pubblicistica che lo portò a collaborare, negli anni, con diverse testate prestigiose, e attraverso la quale delineò una sua analisi della questione meridionale che riuscì a superare gli stereotipi diffusi per poi individuare i problemi politici, economici, istituzionali e finanche di conformazione geografica che ne avevano causato le origini. Accanto agli interessi per i temi economici e sociali, seguì quelli per gli studi storici, che non mise mai da parte. Nel 1875 fu tra i fondatori della Società napoletana di storia patria e in seguito, come deputato, fu membro del Consiglio per gli archivi dal 1894 al 1903. Nel 1880 venne eletto deputato del collegio di Melfi, carica che ricoprì per nove legislature fino alla sua nomina a senatore del Regno nel 1909. In Parlamento non si riconobbe appieno in nessuno schieramento politico e la sua azione politica lo contraddistinse come un fautore dell’accentramento amministrativo, contrario ai provvedimenti che avrebbero comportato un aggravio delle spese dello Stato e della pressione fiscale, specie per il Sud.
Nel 1910 fu tra i soci fondatori dell’ANIMI (Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia), e ne divenne presidente onorario nel 1918. In quegli stessi, dopo essersi dichiarato neutralista, in Senato votò per l’ingresso in guerra e fu per questo accomunato alla classe dirigente che aveva trascinato il Paese nel primo conflitto mondiale. Questo fu il motivo per cui il 2 agosto 1917 fu accoltellato da un conterraneo a Rionero, episodio che sconvolse la vita di Fortunato a tal punto che decise di non fare più ritorno in Basilicata. Dal 1919 soggiornò a Napoli e anche per motivi di salute tralasciò l’attività senatoriale, dedicandosi soprattutto a una fitta corrispondenza che in quegli anni rappresentò il suo principale contributo alla vita politica e civile del Paese. Per intellettuali come Guido Dorso, Umberto Zanotti-Bianco, Manlio Rossi-Doria, Nello Rosselli e Piero Gobetti, il suo salotto fu un luogo di riflessione sul momento storico e sui rischi del nascente regime: Fortunato, si dichiarò infatti da subito antifascista, firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Croce.
La raccolta dei sui principali discorsi politici, Il Mezzogiorno e lo Stato italiano (Bari 1911, poi riedita a Firenze nel 1925) e il cui titolo fu suggerito da Croce, segnò la consacrazione della sua fama e consentì a una nuova generazione di pubblicisti e di studiosi di conoscere il suo contributo politico e intellettuale. La sua cattiva salute, la morte dell’amato fratello Ernesto nel 1921 e il suicidio del nipote prediletto lo indebolirono ulteriormente accentuando il lato cupo e pessimista del suo carattere. Negli ultimi anni di vita si dedicò soprattutto a scritti memorialistici.
Morì a Napoli il 23 luglio 1932.
Per le minuziose ricerche storiche e giuridiche, fu assido frequentatore di biblioteche. In particolare, frequentò la Biblioteca Nazionale di Napoli, la Biblioteca della Società napoletana di storia patria e a Roma la Biblioteca del Senato e la Biblioteca della Camera.

Enrico Pio Ardolino - Antonella Trombone

Giustino Fortunato, Giustino Fortunato e il Senato: carteggio, 1909-1930, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003.

Maurizio Griffo, Fortunato, Giustino, in: Dizionario biografico degli italiani, vol. 49, 1997.

Elena Vigilante, Giustino Fortunato, in: Per una storia delle classi dirigenti meridionali: il caso lucano (1861-2016), a cura di Donato Verrastro ed Elena Vigilante, Rionero in Vulture, Calice, 2018, p. 88-96.

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