Corrado Alvaro

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Corrado Alvaro nacque a San Luca (Rc) il 15 aprile 1895. Fu scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore italiano. Terminate le scuole elementari nel suo paese natio, nel 1905 proseguì gli studi nel prestigioso convitto gesuita di Mondragone a Frascati, dove frequentò solo i primi cinque anni di ginnasio per poi trasferirsi l'ultimo anno nel collegio di Amelia, in provincia di Perugia, dove frequentò l'ultimo anno di ginnasio.

Nel 1913 completò gli studi al liceo "Galluppi" di Catanzaro.

Durante gli studi superiori si dedica con grande passione alla letteratura, approfondendo soprattutto le opere degli scrittori più noti e ammirati in quegli anni: Carducci, Pascoli e D'annunzio e compone  lui stesso molti racconti e poesie. Nel 1914 pubblica le sue prime poesie su "Il nuovo birichino calabrese" ed alcune traduzioni da Tagone nella "Rivista d'oggi". Partecipa a manifestazioni interventiste, in seguito alle quali è arrestato per alcune ore ed organizza un numero unico contro la polizia: "Bum".

Nel gennaio del 1915 fu chiamato alle armi ed assegnato a Firenze al 123° reggimento di fanteria, e seguì il corso allievi ufficiali nell'Accademia  militare di Modena, uscendone con il grado di sottotenente.

Il 24 maggio 1915 anche l'Italia entra in guerra e come tanti altri soldati volontari anche Corrado Alvaro, nominato sottotenente di fanteria, fu inviato al fronte di guerra sull'Isonzo.

A novembre si trova in prima linea sul Monte Sei Busi, nella zona di San Michele del Carso dove viene gravemente ferito alle mani e ricoverato all'Ospedale militare di Ferrara, ma dalla mano destra non guarì mai completamente. Per quanto accaduto sarà decorato con la medaglia d'argento.

Esce intanto a Roma la raccolta Poesie grigioverdi (1917), in cui sono ricordate le dolorose esperienze della guerra.

Scrittore di vigorosa serietà morale, è il pessimista rievocatore di una sua mitica e cara Calabria. Pur essendo infatti un intellettuale aperto all'Europa, grazie ai suoi soggiorni all'estero ed i suoi incarichi lavorativi sopratutto in Francia, egli è profondamente radicato alla sua terra e sin dalle prime opere manifesta la necessità di narrare la realtà umile, povera e dolorosa della Calabria sempre con i toni lirici ed evocativi di chi vive oramai lontano.
Il realismo di Alvaro erroneamente scambiato per un atteggiamento politico ed ideologico, gli ha causato non pochi problemi con il regime di Mussolini, la critica del tempo non lo ha aiutato a scrollarsi dall'etichetta attribuitogli, anzi alimentava i sospetti del regime, per cui lo stesso Alvaro di sua decisione rinunciò a parecchi incarichi di prestigio. La sua poesia parlava volentieri di una Calabria mitica, fuori dal tempo, nettamente in contrasto con il mondo caotico delle metropoli. La sua terra era divenuta una sorta di paradiso perduto dove i caratteri somatici e caratteriali erano schietti precisi e duri come nei "racconti paesani" o nella sua più importante opera: Gente in Aspromonte, opera in 13 racconti tutti incentrati su contadini, pastori, emigranti, gente povera ed oppressa dai problemi legati alla sopravvivenza. E' 
la storia tipica di molte realtà anche diverse e lontane dalla Calabria, la storia di uno oppresso e povero che decide di ribellarsi fino a diventare bandito. La tragedia finale nella decisione di costituirsi illudendosi di ottenere giustizia.

All'età di 61 anni muore a Roma l'11 giugno del 1956 per un tumore che lo aveva colpito prima all'addome e successivamente ai polmoni.