Donne calabresi nella Grande Guerra

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In alcune donne l’entusiasmo per la guerra fu così grande che vollero partecipare ai combattimenti fingendo di essere uomini. In Italia ricordiamo alcune donne, come Gioconda Sirelli di Milano e Luigia Ciappi di Rosarno (Rc), che cercarono di arrivare al fronte vestite da soldato, ma vennero subito identificate e rimandate a casa.

La curiosa vicenda che rese protagonista la Ciappi, fece tanto clamore che fu pubblicata su numerosi giornali nazionali ed esteri dell’epoca nonchè sul Resto del Carlino del 26 maggio 1915. Così scrissero: "Luigina, era una maestra elementare di origini calabresi nativa di Rosarno (Rc) ma residente in Toscana che al momento della dichiarazione di guerra, tentò  infatti di arruolarsi nel 127° Reggimento Fanteria travestita da soldato con indosso la classica divisa grigio-verde. Dopo alcuni giorni di addestramento in una caserma fiorentina, la donna venne spedita al fronte, ma fu presto scoperta dai commilitoni che la consegnarono ai carabinieri della stazione di Bologna dove venne a lungo interrogata"

Importante è stato il contributo anche di tanti che, lontano dal fronte, hanno sostenuto l'impegno bellico. E' il caso di Caterina Saccà, maestra di Palmi (Rc) che divenne madrina di guerra nel 1917 inviando ai soldati al fronte lettere da parte dei suoi scolaretti. La giovane donna, all’epoca ventenne, fu impegnata su più fronti aiutando le famiglie nella ricerca di notizie dei soldati al fronte, fornendo assistenza ai reduci, ai figli e agli orfani di guerra e sottoscrivendo una donazione al V° prestito nazionale che le valse una medaglia d’argento.