Ritratto di gentiluomo

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TECNICA: Olio su carta

DIMENSIONI: cm 35,5x24,5

DATA: V-VI decennio del Cinquecento

 

Nel corso della sua attività pittorica l’artista urbinate realizzò diversi ritratti e, come Giovan Pietro Bellori scrisse nella sua "Vita", Barocci si approcciò a due diverse tipologie: i ritratti commissionati dalla corte (Francesco Maria II, Lavinia della Rovere ed altri) e quelli rappresentanti i suoi amici (Felice Tiranni, primo arcivescovo di Urbino, il conte Giulio Cesare Mamiani, il signor conte Antonio Galli e la sua consorte Caterina).

Il ritratto in esame, che lo Stato italiano ha acquistato nel 1999 dalla collezione Ulrich Middeldorf, è stato realizzato a olio su carta ed era probabilmente un bozzetto creato per essere successivamente applicato su tela. Non si conosce con certezza l’identità dell’effigiato, ma, con ogni probabilità, il personaggio è da identificare con Antonio Galli, pedagogo di Francesco Maria II della Rovere. Nel piccolo foglio è dipinto il viso del gentiluomo, incorniciato da barba e capelli scuri e caratterizzato dalla incisiva profondità dello sguardo malinconico, che ne accentua la lettura psicologica e intellettuale. L’intensa immagine diviene autobiografica sia per l’artista, che vi si riflette, sia per lo spettatore, che ne viene catturato. Il gentiluomo ritratto mostra, inoltre, la maniera tutta baroccesca di mescolare colore e ombra, esaltata dalla trasparenza e dalla liquidità del campo pittorico. L’opera mostra riferimenti ai modelli veneti, in particolare tizianeschi, documentati nel patrimonio roveresco di Urbino e Pesaro.