Madonna col Bambino e san Giovanni Evangelista detta "Madonna di san Giovanni"

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TECNICA: Olio su tela

DIMENSIONI: cm 151x115

DATA: 1565 circa

RESTAURO: 1930 e 1970

 

L’opera, realizzata dopo il rientro in patria da Roma, è probabilmente un quadro votivo, realizzato in seguito al malanno che colpì Barocci (secondo la tradizione si trattò di un avvelenamento perpetrato da colleghi invidiosi, o forse fu l’inizio dei suoi problemi psicologici). Giovan Pietro Bellori, nella biografia dell’artista, scrisse: “Ond’egli sopra ogn’altra cosa dolente per non poter dipingere, si raccomandò un giorno con tanta efficacia alla gloriosa Vergine, che fu esaudito (…) e lo diede in voto alli padri cappuccini di Crocicchia”. L’opera fu realizzata intorno al 1565, a distanza di vent’anni dalla fondazione del convento dei Cappuccini e fu successivamente collocato nel convento di San Francesco di Urbino, che già ospitava un’altra opera dell’artista (“Le stimmate di San Francesco”). La tela fu requisita nel 1811 durante le spoliazioni napoleoniche, rientrò in Urbino nel 1826 e fu inizialmente esposta nella Galleria dell’Istituto di Belle Arti fino al 1913, quando entrò a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche. L’opera fu sottoposta a due interventi di restauro, che permisero di consolidarne il colore e di effettuare un’accurata pulitura della superficie, eliminando lo sporco e le ossidazioni.

In primo piano è rappresentata la Madonna seduta col Bambino in braccio di fronte a san Giovanni Evangelista, inginocchiato in preghiera al loro cospetto; sullo sfondo si vedono i due torricini del Palazzo Ducale di Urbino. Si noti la dolcezza del gesto della Madonna che accarezza il piedino del Bambino, presagio della futura Passione e chiaro riferimento alla “Madonna d’Orleans” di Raffaello, che in quegli anni si trovava ancora nella corte del Montefeltro; inoltre, la rosa che Gesù tiene in mano e il calice appoggiato a terra davanti a lui, costituiscono altri due riferimenti simbolici alla sua futura morte. Sull’estrema destra, accanto a san Giovanni, è raffigurata un’aquila, suo attributo iconografico, simbolo della visione dell’Evangelista descritta nell’Apocalisse, secondo cui avrebbe contemplato la vera luce del Verbo. I disegni preparatori giunti fino a  noi e conservati a Firenze, Chatsworth, Amburgo, Parigi e Vienna, sono connotati da un forte valore documentale, poiché danno ampia testimonianza del modus operandi dell’artista. La composizione, che si caratterizza per il delicato intimismo, la poetica degli affetti e il cangiantismo della tavolozza, tipici dell’arte del maestro urbinate, mostra influssi di matrice correggesca e toscana, in particolare con riferimenti a Rosso Fiorentino e a Domenico Beccafumi.