XII. Epica

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La chanson de geste è il genere nel quale fatti dalla storicità reale o presunta vengono cantati in poemi d’argomento eroico e guerresco. Le chansons sono scritte in serie di lasse assonanzate o rimate di lunghezza variabile, più frequentemente in versi decasillabi, ma anche in ottosillabi e alessandrini, e venivano eseguite da giullari professionisti in luoghi pubblici, con l’accompagnamento di una melodia.

L’epica romanza non ha legami diretti con quella classica, pur ben nota alla cultura medievale che, salvo eccezioni (99. Ang. gr. 122 e 100. BAV, Vat. gr. 1626), leggeva quella greca in mediocri rifacimenti latini (Ilias latina, 101. BANLC, 43 E 25). L’eroe, interprete dei valori cristiani e feudali, come Orlando nella Chanson de Roland, doveva corrispondere, senza indulgere a sfumature o avventure individualistiche, a una domanda comportamentale imperativa, derivata dal proprio gruppo sociale.

Il ciclo carolingio celebra le imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini, tra i quali innanzitutto Orlando, contro i Saraceni di Spagna. Archetipo del ciclo è la Chanson de Roland, la cui materia narrativa ha avuto vasta diffusione sia in testi epici sia in cronache in prosa, come nel cosiddetto Pseudo Turpino (94. BAV, Reg. lat. 936), ove sono mescolati racconti su Turpino (l’arcivescovo guerriero del Roland) con altri contenuti leggendari sulla riconquista cristiana della Spagna. A sua volta, la Chanson d’Aspremont (102. BAV, Reg. lat. 1360), uno dei prodotti più affascinanti del cosiddetto Ciclo del re, racconta una campagna di Carlo Magno in Italia e la sua vittoria contro il pagano Agoulant e suo figlio Helmont, che avevano invaso la Calabria.

La tradizione epica francese è imitata e recepita in tutta l’Europa, dall’estremo Nord alla Sicilia (Mappa Diffusione dell'epica romanza). In particolare in Italia, dove nella pianura padana ed in Veneto prende forma nel corso del Trecento una ricca tradizione epica in lingua franco-veneta o franco-italiana, un misto di francese e di forme venete ed italiane (Aquilon de Bavière di Raffaele Marmora, da Verona, 103. BAV, Urb. lat. 381). La tradizione franco-veneta rielabora in forme e commistioni originali la materia narrativa carolingia alla luce della diversa situazione socio-culturale e delle diverse aspettative del pubblico. Si costituisce così - anche attraverso questi passaggi - un repertorio di storie cavalleresche al quale attingono i cantari (La Spagna, 104. BANLC, 44 D 16) e autori come Andrea da Barberino (1370-post 1431), con un vero best seller, il Guerin Meschino (105. BANLC, 51 D 25), Pulci (1432-1484) e Boiardo (1441-1494, 106. BANLC, 130 D 28), fino alla straordinaria esperienza dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1474-1533, 107. BANLC, 132 G 1).

Libri esposti: 99. Omero, Iliade; 100. Omero, Iliade, grec. e lat.; 101. Bebio Italico (?), Ilias latina; 102. Chanson d’Aspremont; 103. Raffaele Marmora, Aquilon de Bavière; 104. La Spagna; 105. Andrea da Barberino, Guerin Meschino; 106. Boiardo, Orlando innamorato; 107. Ariosto, Orlando furioso.