Per assaporare un po’ di cultura emiliano-romagnola. Paola Di Pietro

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Messisbugo, particolare

Rivolgo un ringraziamento cordiale a quanti partecipano a questo incontro e porto a tutti il saluto dell’Accademia e del Prof. Marco Sola, Presidente della Sezione di Scienze Fisiche Matematiche e Naturali, impossibilitato a intervenire per impegni istituzionali.

Oggi abbiamo il piacere di presentare il volume curato da Zita Zanardi e pubblicato nel 2015 a Modena da Artestampa.*

Zita Zanardi opera presso l'IBC, l’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna. Non è figura nuova nella nostra Accademia, in quanto in anni passati ha coordinato due importanti lavori, il censimento degli incunaboli e il censimento delle cinquecentine possedute da questa gloriosa istituzione. Il primo lavoro ha portato alla pubblicazione, grazie anche al sostegno di IBC, del Catalogo degli incunaboli dell’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena, uscito nel 2014 per i tipi di Artestampa, a cura di Micaela Giglio e Cecilia Venturi, con un saggio introduttivo di Ernesto Milano. Attualmente presso la Biblioteca dell'Accademia è in corso il completamento della catalogazione delle cinquecentine, lavoro alquanto impegnativo trattandosi di oltre 1.200 pezzi. È doveroso quindi ringraziare l'IBC per avere fornito il lavoro di base che oggi le bibliotecarie dell’Accademia possono arricchire con l’indicazione della provenienza dei volumi, della presenza di note manoscritte, di ex libris importanti, di osservazioni varie e anche del reperimento di alcune nuove cinquecentine inserite in opere miscellanee.

Zita Zanardi si occupa della valorizzazione del patrimonio librario antico appartenente alle biblioteche di Enti non statali, di seminari, di monasteri, di accademie dove questo materiale va pazientemente cercato direttamente sugli scaffali, il più delle volte senza l’ausilio di un catalogo o di un inventario.  

L'ultima sua fatica è proprio questo volume che nel sottotitolo contiene necessariamente il termine “antologia”, in quanto è impensabile poter essere esaustivi, in particolare nella trattazione di questa materia per la quale tanto è stato scritto dal Medioevo a oggi.

Agricoltura e alimentazione in Emilia Romagna. Antologia di antichi testi, p. 166Nell’opera ora pubblicata troviamo presentati i materiali conservati in 45 istituti culturali i cui volumi sono stati reperiti, schedati e corredati di immagini. Le biblioteche visitate sono state però molte di più, per cui si è reso necessario effettuare una scelta, difficile e a volte anche drastica, delle opere di pregio in esse contenute. Se pensiamo che tra le biblioteche statali e quelle non statali più importanti e più conosciute in Emilia-Romagna si arriva a un totale di circa 7 o 8 istituti, per  raggiungere il numero di 45 cui si è fatto cenno, è evidente che sono state prese in considerazione anche biblioteche molto piccole, ma egualmente ricche di patrimoni preziosi.

L’idea della preparazione di questo volume è scaturita in occasione dei preparativi di Expo 2015. Come tutte le opere di spessore culturale, il libro è nato con l'evento, ma non muore con l'evento. Va ben oltre, trattandosi di un repertorio che rimarrà insostituibile per parecchio tempo, in quanto le sue schede bibliografiche rivolgono l’attenzione alle tradizioni del settore agroalimentare della nostra regione, svelando spesso anche usi e costumi ormai desueti e quindi non più conosciuti.

La curatrice ha esaminato le opere degli autori locali dal XII fino al XIX secolo, organizzandole in sette scansioni tematiche, mentre ha inserito le opere del XX secolo soltanto sotto forma di citazione bibliografica.

Per primi sono descritti i “Manuali e trattati” di carattere generale, come l’importante De agricoltura vulgaredel bolognese Pier de’ Crescenzi, posseduto, ad esempio, dalla Biblioteca Estense in una cinquecentina arricchita di xilografie e dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena in un manoscritto miniato.

È opera fondamentale per la storia dell'agricoltura e dell'economia agricola della nostra regione, come di particolare rilevanza è anche il trattato dell’agronomo Vincenzo Tanara, L’economia del cittadino in villa. Lodovico Antonio Muratori, che ha dedicato all’agricoltura un capitolo Della pubblica felicità, possedeva tra i suoi libri, con la nota di possesso “Di Lod.co Ant.o Muratori.1698”, il testo di Tanara allora di recente pubblicazione.

Seguono i “Libri di sanità”, i Tacuina sanitatis, erbari molto spesso anche miniati risalenti al XIV-XV secolo, che mettono in rapporto il cibo e la salute e suggeriscono quali erbe e piante possono essere utili per una vita sana, indicando le principali proprietà della frutta e delle verdure. Pensiamo all’orto dei semplici presente in moltissimi giardini nella Ferrara degli Estensi e all’attenzione che ad esso riservava Antonio Musa Brasavola, il medico dei Duchi, che dei “semplici” si serviva nella sua attività medica e nella cura degli Estensi stessi.

Vengono poi esposte “Dissertazioni” su specifici argomenti, comeAnice stellato in François-Pierre Chaumeton, Flore Medicale, Parigi 1833, vol. 1 - Biblioteca comunale, Spoleto gli  allevamenti, le colture, le tecniche di lavorazione. Siamo a Modena e si parla di lambrusco, siamo in Accademia e, sfogliando questo libro, ci si imbatte anche in un baccanale sui vini modenesi curato da un Accademico Dissonante di Finale Emilia. Compaiono dissertazioni sull’allevamento delle anguille nella zona di Comacchio, sull'allevamento delle api nel territorio bolognese, sulla coltivazione dell'anice importante nel modenese come ingrediente fondamentale per il liquore “sassolino” e per l'“anicione”. In una pergamena di Marola, località della montagna reggiana, è citato un formaggio a pasta molto dura di latte di vacca, che può essere considerato come un antesignano di quello che sarebbe poi stato il parmigiano reggiano.

Non mancano i “Ricettari e i libri di casa”. A questo punto il mio pensiero, considerata la mia pregressa attività lavorativa pressola Biblioteca Estense, va subito al bel manoscritto dello scalco degli Estensi, Cristoforo di Messisbugo, che raccolse ricette varie e bellissime immagini che testimoniano il fervere delle attività all’interno delle cucine dell’epoca. I “trionfi” di gelatina ornavano i pranzi particolarmente raffinati e abbondanti dei nobili del Rinascimento e, vere e proprie costruzioni, venivano portate in tavola per la gioia degli occhi e del palato degli illustri commensali. Bartolomeo Scappi ha descritto minuziosamente, anche con ampio corredo di immagini, le attività che fervevano nelle cucine, con gli arredi e gli strumenti necessari per il loro svolgimento. Siamo nel XV secolo: bellissima la raffigurazione di un cuoco che su una tavola tira la pasta con il mattarello, che è esattamente uguale a quello che oggi è ancora in uso, anche se questa tradizione si va via via perdendo. Si parla di “tortelletti” e di “brazzadelle”, sorta di tortellini e di ciambelle dolci. Siamo a Ferrara, ma anche il temine modenese “brazadela” indica la ciambella.

Gabriele Ronzoni, Il ricettario dei conti Valdrighi, Modena, Il Fiorino, 2009Presso le famiglie nobili le ricette si tramandavano di padre in figlio; ogni famiglia aveva le proprie tradizioni e le proprie abitudini e soprattutto l’usanza di raccoglierle e di lasciarle in eredità. Ne è un esempio il libro di ricette della famiglia modenese Valdrighi, pubblicato qualche anno fa.

Ci sono anche raccolte di “Leggi e regolamenti”, perché gli allevamenti e le coltivazioni dovevano essere disciplinati da apposita normativa. Ogni città aveva le sue regole e doveva provvedere in merito alla loro osservanza.

“Lunari e almanacchi” erano particolarmente utili nelle campagne, perché di giorno in giorno veniva indicato quel che si doveva fare nei vari periodi dell’anno, la semina, la raccolta del grano o dell'uva, seguendo le fasi lunari. Ecco il famoso Bernandoun mirandolese, scritto in dialetto, che offre appunto tutte queste indicazioni pratiche.

Nella sezione “Arte e letteratura” si ha un riflesso del cibo come elemento ispiratore per scrittori, poeti, artisti. Proprio in occasione di Expo, a Brescia è stata allestita un’interessante e originale mostra “Il cibo nell’arte. I capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol” costituita da quadri d’autore di varie epoche aventi per soggetto cibi, pranzi, tavole apparecchiate. A Modena nel '700 un Accademico Dissonante, Giuseppe Ferrari di Castelvetro, detto Tigrinto Bistonio, ha composto l'elogio del porco.

Ogni sezione, dopo un discorso introduttivo, presenta le schede articolate in una prima parte descrittiva, eminentemente tecnica che applica le regole dettate dal Servizio Bibliotecario Nazionale, cui fa seguito un ampio commento ragionato con notizie sull’autore e sulla tradizione dell'opera. Molte di queste schede sono accompagnate da una “finestra”, da un focus su alcuni argomenti che magari non si legano perfettamente al tema principale trattato nella parte espositiva, ma che sono interessanti per le notizie e per gli inevitabili spunti di approfondimento che possono offrire.

Il catalogo è arricchito inoltre da tre indici, uno di tipografi ed editori, uno di nomi di persona e uno di nomi di luogo. Alla fine del testo compare un’ampia bibliografia, comprensiva delle opere consultate e di opere soltanto citate nel testo. L’autrice informa inoltre che è prevista anche la preparazione, in un prossimo futuro, della sitografia, che dovrebbe accompagnare la formula informatica del libro sul sito dell'IBC.

Questo lavoro è decisamente ben fatto sotto il profilo dei contenuti eLa vita delle api, Figurina Liebig - Museo della figurina, Modena costituisce un arricchimento per la biblioteca della nostra Accademia e per tutte le biblioteche che avranno la possibilità di possederlo. È un libro ben fatto anche dal punto di vista estetico e bisogna darne atto ad Artestampa e quindi all’editore Carlo Bonacini e al suo staff che hanno saputo utilizzare al meglio le immagini tratte da manoscritti miniati, scontornandole e ponendole in testa alle varie sezioni, quasi ne fossero un logo. Ne è risultato quindi un volume non soltanto ricco di preziose informazioni, ma anche accattivante, per cui si sfoglia e si consulta volentieri. 

E’ il momento di dare la parola ai due relatori della serata, la prof.ssa Piera Bonatti e il prof. Michele Melegari, soci di questa Accademia, che, con l’ausilio anche di un power point, presenteranno il volume da un punto di vista più specifico. La prof.ssa Bonatti esaminerà infatti i più importanti libri di botanica e di agricoltura facenti parte del prezioso patrimonio bibliografico dell’Accademia, mentre il prof. Melegari esporrà le proprietà terapeutiche del mirtillo nero, tipico dell’Appennino modenese.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Il volume è già disponibile nella versione web qui, nella sezione intitolata "Il progetto ispiratore".

Ludovico Antonio Muratori, Della pubblica felicità, Napoli 1755 (Accademia nazionale di scienza, lettere e arti, Modena). Il XV capitolo (p. 90-104) è dedicato all'agricoltura.

Paola Di Pietro, dopo la laurea in lettere classiche (1972) e il perfezionamento in Biblioteconomia e Archivistica (1974), conseguite presso l’Università di Bologna, e dopo una breve esperienza di insegnamento, ha vinto il concorso per le biblioteche pubbliche statali e nel 1977 è entrata come funzionario bibliotecario alla Biblioteca Estense di Modena presso la quale, per quasi tutto il periodo della sua attività lavorativa (1977-2011), è stata responsabile del settore manoscritti antichi dalle origini al sec. XVI.
Socia Effettiva della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, socia effettiva del Centro di Studi Muratoriani, è socia ordinaria dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti di Modena di cui è attualmente Segretario Generale.