l'editoria veneziana nel '700

Intorno al 1730 l'editoria veneziana vive un periodo di particolare favore: molte tipografie sono da poco entrate in funzione e ancor più librerie ne commerciano i prodotti; oltre che luoghi di vendita esse sono anche luoghi d'incontro e di scambio culturale: nel 1740 infatti Johan Caspar Goethe scrive che "nobili ed altra gente scientifica frequentano le botteghe più per studiare e per servirsi di quei libri che per comprare", al punto che egli non saprebbe dire se avessero o no mai comprato prima, poichè "sin tanto che io vi fui non vidi altro che leggere e discorrere".

Il sovrintendente alle stampe Giovanni Francesco Pivati riconduce questo rigoglio al miglioramento della qualità delle edizioni rispetto al secolo precedente, per cui la richiesta di libri, diminuita nel Seicento, ora si rivolge alle buone edizioni e ad opere di gran mole. Egli ritiene che a far data dal 1729 - dalla pubblicazione cioè della Byzantina Historia di Niceforo Gregora ad opera di Bortolo Giavarina e delle Opere di Pietro Bembo, quattro volumi nel formato in folio per i tipi di Francesco Hertzhauser, il quale poi pubblica nel 1733 l'Istoria delle guerre civili di Francia di Enrico Caterino Davila con incisioni di Francesco Zucchi e Giovanni Cattini - si assiste ad una vera e propria corsa dei librai all'edizione di pregio.

Alla metà del secolo l'editoria illustrata vive un grande sviluppo grazie alla stretta collaborazione tra librai, illustratori ed incisori, ma a breve sopraggiungerà un periodo di crisi, determinato dalla crescita della concorrenza all'estero e in terraferma (in particolare i Remondini di Bassano), la diminuzione delle esportazioni, i contrasti interni, l'aumento dei casi di contraffazione  e l'incrinarsi del sottile equilibrio fra regime liberistico e protezionistico.

In questo delicato momento per l'arte libraria veneziana nascono le opere che state per sfogliare.