Palazzo de Beaumont

Il palazzo de Beaumont sorge come molti altri palazzi dell’aristocrazia tarantina lungo la via Le Fogge, oggi via Paisiello, con affaccio diretto sull'incomparabile bellezza del Mar Grande. 

La famiglia de Beaumont, cavalieri del Regno di Navarra, giunse a Taranto nella prima metà del XVII secolo, epoca in cui Antonio, il capostipite, nel 1628 ricoprì la carica di Regio Governatore della città. Il cospicuo patrimonio di famiglia venne accresciuto principalmente da Giuseppe e da suo figlio primogenito Luigi Gaetano, il cui figlio Giuseppe Maria sposò la nobile Teresa D’Ayala, e si estinse con il loro figlio Luigi sposatosi con Maddalena dei Marchesi Bonelli di Barletta.

Le vicende matrimoniali e patrimoniali, i conflitti che spesso si crearono tra nuovi e vecchi nuclei imparentati fra loro, il rapporto con i  luoghi e il legame con la vita pubblica della famiglia di cui ci occupiamo, si riflettono sulle scelte e sulla impronta data al palazzo di famiglia e finiscono per misurarne il potere e il successo.

L’abitazione non esprime soltanto lo status raggiunto dalla famiglia de Beaumont e non ne attesta unicamente la ricchezza e il potere, ma ne incarna anche la continuità nel tempo. Dal XVI secolo, infatti, per evitare le frammentazioni legate al sistema ereditario divisibile, le famiglie aristocratiche adottarono il fedecommesso indivisibile: il patrimonio familiare cioè, veniva trasmesso al primogenito, vincolandolo a trasferire a sua volta i beni della famiglia al proprio figlio maggiore che, di generazione in generazione, continuava ad abitare nel palazzo di famiglia con i genitori, la moglie e i figli, spesso anche con qualche fratello che la trasmissione indivisibile aveva costretto al celibato e la numerosa servitù.

Il fabbricato si articolava intorno ad un atrio interno sul quale si affacciavano i magazzini e le cantine destinate a raccogliere e conservare derrate e prodotti che provenivano dalle campagne e dalle numerose masserie dei proprietari, accanto a tali locali si aprivano rimesse per le carrozze e  stalle per i cavalli. Dall’androne, poi, attraverso una scalinata ampia,   si accedeva  al piano nobile con la tipica sequenza di sala (l’ingresso dell’abitazione), anticamera, camere e camerini, galleria (stanza di rappresentanza), camera da mangiare (sala da pranzo), camere da letto, e stanze per la servitù.

Le cucine e le dispense erano sistemate nel “basso” dell’abitazione, mentre il “quarto superiore” era quasi sempre destinato ad abitazione di genitori,  di fratelli e zii non sposati e della servitù.

Sostanzialmente il palazzo, nei cento anni considerati, non subisce forti rimaneggiamenti ma solo qualche piccolo adattamento dovuto alle accresciute esigenze di spazio della famiglia. Quel che sembra invece cambiare è lo stile di vita dei proprietari  in rapporto alle nuove strategie patrimoniali e riguardano più che altro gli ambienti interni che diventano più ricchi e articolati e con una maggiore varietà di spazi.  Le descrizioni ci trasmettono l’immagine e il dettaglio degli ambienti e ci restituiscono un quadro della condizione sociale e culturale degli uomini e delle donne della famiglia de Beaumont. Verso la metà del Settecento l’arredamento è ancora legato ad uno stile seicentesco e barocco con ornati fastosi e ridondanti soprattutto nelle tappezzerie damascate con i colori usuali dell’epoca: il verde, il cremisi, il giallo oro che rivestono i letti, le pareti, le carrozze, le sedie e i portieri (tende di porte e finestre), ma già verso la metà del Settecento si fa strada, dopo le grandi costrizioni imposte dalla severità spagnola, il gusto francese nell’arredamento e nella moda.

Ben diversa l’atmosfera in casa de Beaumont a metà Ottocento; l’essenziale documento che descrive i mobili appartenuti all’eredità dell’ultimo discendente della famiglia, Luigi, sposato a donna Maddalena Bonelli, che ne richiese l’inventario, ci appare sbrigativo nella descrizione che rimanda a ben altri mobili rispetto al secolo precedente: divani vecchi e sdrusciti, stiponi di abete, poche sedie, pochissimi quadri, qualche specchio con cornici dorate, un pianoforte verticale. In linea con il nuovo gusto della Restaurazione, verso la metà del secolo nel palazzo in via le Fogge compaiono nuovi legni,  accanto al noce soprattutto il mogano e il palissandro, il più delle volte impiallicciati; è cambiata anche la lingua con molti riferimenti a termini francesi: consuole (consoles), toelette (toilettes),  comò, chefonieres, dormose.

La camera da letto, essenziale nel secolo precedente ma con funzioni anche di rappresentanza, ora assume un aspetto più privato e si arricchisce, assomigliando sempre più al tipo di arredamento moderno: il letto in ferro ha l’ implaccitura di ottone e si completa con il comò, le colonnette (comodini), la toeletta di noce con marmo per la cura della signora, la scrivania, la poltrona, mentre appare per la prima volta il guardarobba impellicciato di noce vecchio.

Scarna la descrizione della cucina con le stoviglie di rame rossa, le posate d’argento, una volta vanto della famiglia con le iniziali del padrone di casa che poteva ricevere alla sua tavola ventiquattro ospiti, sono diventate appena dieci solo ottanta anni dopo, nella rimessa i due cavalli bardati con guarnimenti ottonati e neri sono destinati a trainare un brum, un faelan e un non meglio identificato sociable, tre vecchie carrozze che hanno visto tempi migliori.

Maddalena, rimasta vedova a sessantaquattro anni e risposata al barone Giovanni Pantaleo senza figli in una città non sua, soggiorna spesso a Napoli e, a Taranto, si preoccupa soprattutto di curare le numerose masserie e in particolare la villa suburbana di S. Antonio per la quale alla veneranda età di 98 anni intenterà causa al comune di Taranto per i danni provocati alla villa settecentesca e al casino di villeggiatura dalla soppressione dell’antica strada di S. Lucia per la costruzione del nuovo Borgo. La vertenza, che troverà la sua conclusione solo nel 1901, si concluderà a favore di donna Maddalena alla quale sarà risarcito il  danno provocato dal mancato uso degli ingressi alla sua proprietà.

Della antica e sfarzosa dimora dei de Beaumont nel borgo antico affacciata sul Mar Grande, non si parlerà più, poche le tracce lasciate nelle fonti, quasi una voluta disattenzione che porterà l’edificio ad un progressivo e inarrestabile declino.