Corrispondenza di guerra

Tra i primi giornalisti in Italia a prestare servizio come corrispondente di guerra, Adolfo Rossi ricoprì tale ruolo in numerose occasioni nell’ultimo decennio dell’Ottocento. Le esperienze maturate in Eritrea (1893, 1895-1896), a Costantinopoli per documentare il massacro degli Armeni (1896), in Grecia per il conflitto con i Turchi (1897) e a Madrid per la questione cubana ne fecero anzi un veterano, in grado di fornire utili consigli ai colleghi. I problemi da affrontare erano molteplici e ciascuno poteva incidere negativamente sul risultato della missione: il bagaglio da portare, le valutazioni sul clima e sugli alloggi, il posizionamento sul campo erano tutti fattori determinanti per assicurare la velocità e la qualità delle notizie. Bisognava poi imparare a gestire la paura: alcuni inviati, giunti sul teatro delle azioni militari "se ne tornano subito indietro appena vedono la probabilità di un combattimento, ed assistono alla battaglia ad una distanza di cento chilometri almeno," fingendo di essere stati presenti nei dispacci inviati ai giornali – “e ciò spiega le notizie contraddittorie che si leggono stampate”.

Didascalie

037 I corrispondenti di Guerra, 1900. L'uso di inviare giornalisti sul campo iniziò in occasione della guerra di Crimea (1853-1856); nel panorama giornalistico italiano, Rossi fu uno dei primi a scrivere questo tipo di reportage. La sua fama come inviato di guerra fu tale da renderlo un punto di riferimento per questo tipo di giornalismo - così, ad esempio, gli fu chiesto di tenere una conferenza in proposito nel 1898; due anni più tardi pubblicava sulla Rivista d'Italia un sunto delle sue esperienze sul campo, con numerosi consigli per i colleghi. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 1.

038 Promemoria delle spese sostenute per il viaggio in Eritrea nel gennaio-maggio 1895. L'attività di inviato di guerra era costosa - le voci di spesa riguardavano l'equipaggiamento, il viaggio, il vitto e le spese di mantenimento per il giornalista, ma anche per l'arruolamento di personale sul posto. I telegrammi costituivano una uscita considerevole - nella terza campagna in Africa Rossi arriverà a spendere fino a 6.000-7.000 lire in una sola giornata.  Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 12.

039 Soldati Italiani ad Asmara, 1893. Adolfo Rossi partì per l'Eritrea nel dicembre 1893, dopo che era arrivata la notizia della vittoria dei soldati italiani sui dervisci ad Agordat; recandosi nella colonia, si riprometteva: "mi spoglierò di qualsiasi preconcetto e non avrò di mira che la verità". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 8, quaderno 3.

040 Telegramma del generale Oreste Baratieri ad Adolfo Rossi, 1896. Come accaduto per altri giornalisti, Rossi venne espulso dall'Eritrea come disfattista per le sue critiche sulla conduzione della campagna militare. Già in precedenza il generale Baratieri aveva imposto una stringente censura sui dispacci inviati alla stampa, rendendoli di fatto quasi inutilizzabili; per aggirarla, Rossi adottò un codice convenuto con la redazione, utilizzando frasi apparentemente innocue. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 12.

041 Lasciapassare per la Bulgaria, 1896. Mentre Adolfo Rossi si trovava in Montenegro per il fidanzamento del principe Vittorio Emanuele giunse la notizia del massacro degli Armeni a Costantinopoli. Rossi non arrivò in tempo per farne la cronaca, ma poté intervistare testimoni e feriti ricoverati negli ospedali armeni. A causa della censura, per inviare i propri dispacci dovette raggiungere l'ufficio telegrafico di Filippopoli, in Bulgaria. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 12.

042 Ricordo della guerra greco-turca, 1897. Adolfo Rossi giunse in Grecia in occasione del conflitto scoppiato in quell'anno con l'Impero ottomano per il possesso dell'isola di Creta; seguì in particolare i volontari italiani guidati da Ricciotti Garibaldi nella battaglia di Domokos. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 13.

043 Madrid, 1898. Adolfo Rossi andò nella capitale spagnola per riferire sugli sviluppi della guerra tra Stati Uniti e Spagna, scoppiata in seguito all'intervento americano a favore della rivolta di Cuba. Della città Rossi scriveva: "se non vi fossero i capannelli di gente davanti ai listini degli agenti di Borsa e sotto gli uffici dei giornali per leggere i telegrammi esposti a grandi caratteri, non si direbbe di trovarsi nella capitale di uno Stato la cui flotta e il cui esercito stanno affrontando terribili prove". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 13.