Stile e innovazioni

Furono diverse le novità, sia di stile che di metodo, che Adolfo Rossi introdusse nel giornalismo italiano. Le principali innovazioni - l'inchiesta diretta sui luoghi degli avvenimenti, e l'uso del telegrafo per inviare interi articoli - derivavano direttamente dalla sua concezione anglosassone del giornalismo, dove la "cura principale è di descrivere e raccontare tutto ciò che succede in modo imparziale, non preoccupandosi che dell'esattezza e della sollecitudine".  Per Rossi, quindi, il compito del giornalista era quello di concentrarsi sulla verità dei fatti, da riportare in modo obiettivo e nel più breve tempo possibile: era necessario accorrere sul posto e usare i mezzi di comunicazione più rapidi, nonostante il loro costo elevato. Anche lo stile di Rossi si adattava perfettamente alla sua concezione del lavoro di reporter: la scrittura era asciutta, diretta, incentrata sulla chiarezza del messaggio, ma allo stesso tempo in grado di evocare con straordinaria capacità descrittiva avvenimenti, luoghi e persone.

Didascalie

009 Lettera di Alberto Mario a Adolfo Rossi, 1877. Al ventenne Adolfo Rossi, che chiedeva consiglio per la propria formazione, il patriota e giornalista di Lendinara raccomandava: "si nutra di studi storici. S'attenga a pochi libri ma che siano di prim'ordine; e s'eserciti indefessamente nella lingua nostra, difficilissima sopra tutte". Grazie all'aiuto di Alberto Mario, Rossi poté pubblicare alcuni suoi scritti su il Gazzettino Rosa, dove lavorava Felice Cavallotti, e sul periodico letterario La Vita Nuova diretto da Arcangelo Ghisleri. Segnatura: Museo del Risorgimento (su concessione del Comune di Lendinara).

010 Recensione del libro di Adolfo Rossi Da Costantinopoli a Madrid, 1899. Lo stile di Adolfo Rossi, in grado di trasformare delle semplici note di viaggio in "fotografie istantanee", venne elogiato nelle recensioni dei libri scritti dal giornalista. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 12.

011 Adolfo Rossi Conferenziere disegnato dal Sior Tonin Bonagrazia, Venezia 1900. Oltre che per il suo modo di scrivere, Adolfo Rossi fu apprezzato anche per la sua abilità nel parlare; le sue conferenze anzi riuscivano ad attirare centinaia di spettatori. La caricatura lo ritrae mentre parla della spedizione polare guidata da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta e Umberto Cagni: come vicedirettore de L'Adriatico, infatti, aveva promosso una iniziativa popolare per conferire delle medaglie commemorative all'equipaggio della "Stella Polare", protagonista dell'impresa. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b.usta 8, quaderno 3.

012 Invito alla cena dei giornalisti tenuta in onore di Adolfo Rossi, ritornato incolume da Amburgo, 1892. Sprezzante del pericolo, Rossi si era recato in Germania per scrivere dell'epidemia di colera che aveva colpito la città, senza avere neppure il tempo di sottoporsi a preventive vaccinazioni; come sottolineava la Tribuna, le sue corrispondenze fornivano informazioni preziose ai medici italiani "per le descrizioni e i risultati delle varie cure eseguite negli ospedali di Amburgo". Questo modo di agire rispecchia pienamente la concezione di Rossi del giornalismo: per un reporter era essenziale accorrere sul teatro degli avvenimenti, osservando tutto "con la precisione di una macchina fotografica", raccogliendo testimonianze ed annotando perfino i fatti più minuti. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 10, fasc. 2.

013 Menù della cena dei giornalisti tenuta in onore di Adolfo Rossi, ritornato incolume da Amburgo, 1892. Al banchetto intervennero oltre 50 giornalisti - di fatto, quasi tutti i giornalisti di Roma ed i colleghi presenti in  provincia. Il Popolo d'Italia, riportando la notizia dell'evento, affermava: "Rossi è veramente un tipo di giornalista-soldato: non è la prima sua eroica impresa e non sarà l'ultima". Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 3, quaderno 1.

014 Adolfo Rossi nelle miniere di Johannesburg, 1903. Di fatto, anche dopo la svolta professionale del 1901, Adolfo Rossi non abbandonò mai il metodo giornalistico. In particolare, fu sempre conscio dell'importanza di verificare i fatti coi propri occhi. Nel 1903, ad esempio, volle scendere di persona nelle miniere del Sud Africa per studiare il lavoro dei minatori; vi si recò anzi anche all’improvviso, in una visita non ufficiale, per essere certo di osservare le reali condizioni degli operai. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 13.

015 Telegramma di Andrea Cantalupi ad Adolfo Rossi, 1896. Adolfo Rossi utilizzò ampiamente il telegrafo per far arrivare comunicazioni ed interi articoli in redazione. Si trattava di un mezzo costoso, ma in grado di assicurare la tempestività delle notizie. Nel documento in immagine il direttore politico del Corriere della Sera Andrea Cantalupi raccomandava ad Adolfo Rossi di "non badare a spese" nei suoi telegrammi dall'Eritrea, in cui era stato inviato come corrispondente di guerra; in particolare, bisognava fornire informazioni più ricche di quelle che il giornalista Luigi Mercatelli trasmetteva al suo quotidiano La Tribuna. Segnatura: Archivio di Stato di Rovigo, Rossi Adolfo, b. 12.