V. I Padri fondatori

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Tra la morte di s. Agostino (430) e la nascita di Boezio (c. 480) intercorrono circa 50 anni; nel 476 viene deposto l’ultimo imperatore romano d’Occidente. È un periodo di consolidata egemonia del cristianesimo e dei Padri della Chiesa, che si misurano in modo nuovo con la cultura pagana. Con la loro opera di filtraggio, traduzione e rielaborazione, Agostino e Gerolamo (39. BANLC, 41 E 39 e 40. Casan. 641) rafforzano in chiave cristiana il quadro dottrinario delle arti liberali e il patrimonio della cultura classica, acquisendo alla nuova religione anche larghi strati di intellettuali pagani (i philosophi, «coloro che possiedono il sapere»). È un processo complesso che si sviluppa per secoli con opere che segnano la storia dell’Occidente: s. Agostino, per il quale l’esperienza di s. Ambrogio, uno dei quattro massimi “dottori” della Chiesa d’Occidente, fu fondamentale (40. Casan. 641), ne è il più alto esponente anche a livello teorico (vd. sotto Agostino, De doctrina christiana e Confessiones). Agostino e dopo di lui Boezio elaborano nuovi modelli spirituali e filosofici su molteplici piani. Con le Confessiones Agostino propone una nuova modalità di interrogazione dell’Io, che troverà innovativi approfondimenti in Ugo e Riccardo di S. Vittore (43. BANLC, 40 E 28), autori di grande importanza anche per Dante. Nelle Confessioni Agostino interiorizza lo scontro-incontro tra cultura pagana e cristiana confessandolo come proprio vissuto e offrendo alla posterità uno straordinario esempio d’interrogazione e introspezione dello gnosce te ipsum (‘conosci te stesso’). Le Confessioni divengono un modello ripreso e rielaborato in snodi fondamentali della cultura europea, a partire da Petrarca (Secretum e Canzoniere, cfr. XVII. Petrarca), fino a Montaigne, Rousseau e Proust. Con la Consolatio Philosophiae (41. BANLC, 43 D 24) Boezio si pone quale punto di riferimento per una modalità alta di comportamento dell’intellettuale e della cultura di fronte alla società e al potere politico. Lo comprenderà bene Dante, prima nella Vita nuova (144. BANLC, 44 E 34 nella sezione XVI) e poi nel Paradiso (X, vv. 124-129), dove lo assumerà come modello di riferimento intellettuale ed esistenziale.

Agostino, De doctrina christiana, II, xl, 60, La tradizione classico-cristiana

«Tutte le discipline dei pagani non contengono solo invenzioni false e superstiziose e pesanti obblighi faticosi e inutili, che ciascuno di noi, quando esce sotto la guida di Cristo dalla società dei pagani, deve detestare ed evitare; ma contengono anche discipline liberali molto adatte all’esercizio della verità e utilissimi precetti morali; presso di loro troviamo anche talune verità riguardanti la stessa venerazione dell’unico Dio. È come oro ed argento che essi non hanno prodotto ma hanno estratto, per così dire, dalle miniere della divina provvidenza, che è diffusa ovunque e di cui essi fanno un uso perverso e blasfemo al servizio dei demoni. Quando il cristiano si separa spiritualmente dalla loro società apportatrice di miserie, deve prendere quanto è utile alla predicazione del Vangelo. Anche le loro vesti, cioè alcune norme stabilite dagli uomini e tuttavia appropriate alla società umana, dalla quale in questa vita non possiamo estraniarci, sarà lecito prendere e possedere per volgerle all’utilità dei cristiani.»

 

Agostino, Confessiones, X, La potenza della memoria

«Giungo allora ai campi e ai vasti quartieri della memoria, dove riposano i tesori delle innumerevoli immagini di ogni sorta di cose, introdotte dalle percezioni; dove sono pure depositati tutti i prodotti del nostro pensiero, ottenuti amplificando o riducendo o comunque alterando le percezioni dei sensi, e tutto ciò che vi fu messo al riparo e in disparte e che l’oblio non ha ancora inghiottito e sepolto. Quando sono là dentro, evoco tutte le immagini che voglio. Alcune si presentano all’istante, altre si fanno desiderare più a lungo, quasi vengano estratte da ripostigli più segreti. Alcune si precipitano a ondate e, mentre ne cerco e desidero altre, balzano in mezzo con l’aria di dire: "Non siamo noi per caso?", e io le scaccio con la mano dello spirito dal volto del ricordo, finché quella che cerco si snebbia e avanza dalle segrete al mio sguardo.»

 

Girolamo, Epistulae, LXX, Ad Magnum, È necessario leggere gli scritti dei pagani

«Quanto alla domanda che mi rivolgi alla fine della tua lettera, perché io nei miei modesti scritti introduca talvolta esempi attinti alla letteratura pro­fana e contamini così il candore della Chiesa con le sozzure dei pagani, ec­coti in breve la mia risposta: tu non avresti mai posto tale domanda se Ci­cerone non ti possedesse tutto e se tu avessi l'abitudine di leggere le sante Scritture e di consultare i loro interpreti […].

Infatti chi può ignorare che anche nei libri di Mosè e dei profeti certi elementi sono presi dagli scritti dei pagani, o che Salomone ha proposto que­siti ai filosofi di Tiro e risposto a loro quesiti? Perciò egli, nell'esordio dei Proverbi, ci esorta a bene intendere il parlare proprio della prudenza e gli artifici verbali, le parabole e il linguaggio ermetico, le sentenze dei saggi e gli enigmi propri dei dialettici e dei filosofi. [...] Paolo, il condottiero dell'esercito cristiano, l'avvocato invincibile nel difendere la causa di Cristo torce a prova della fede persino l'iscrizione letta per caso su un altare. Ben aveva egli appreso dall'eroico Davide a strappare la spada dalle mani del nemico e a tagliare con il suo stesso ferro la testa del superbo Golia. Aveva letto nel Deuteronomio come per voce di Dio è stato ordinato che alla donna pri­gioniera si debbano rasare le chiome, le sopracciglia, tutti i peli, e tagliare le unghie, e così averla in coniugio. Che c'è dunque di sorprendente se an­ch'io, attratto dalla bellezza delle sue membra, ossia dall'eleganza del suo stile, voglio ridurre la scienza profana da prigioniera e schiava allo stato di fedele israelita? Se taglio e rado tutto quel che c’è in essa di morto — ido­latria, voluttà, errori, passioni — e congiungendomi al suo corpo purificato genero da lei per il Dio degli eserciti servitori domestici? La mia fatica giova alla famiglia di Cristo, il mio rapporto con la straniera aumenta il numero dei conservi.»

Libri esposti: 39. Agostino; 40. Miscellanea: Alcuino, Beda, Ambrogio, Girolamo, Gregorio Magno; 41. Boezio, De consolatione philosophiae; 42. Frammenti palinsesti: Codex Theodosianus; Gregorio Magno, Moralia in Iob; 43. Riccardo e Ugo di S. Vittore, Opuscula varia.