I. Trivio

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Il ruolo della Grammatica

Per comprendere la posizione storica delle discipline del linguaggio, Grammatica, Retorica e Dialettica, è necessario riflettere sul nesso esistente nei processi di continuità e discontinuità tra scuola alto-medievale (in cui il Trivio era la sede privilegiata per la diffusione delle discipline dello scritto e del parlato) e le Università due e trecentesche (in cui le scienze del linguaggio, in particolare la Dialettica, mutano funzione e natura). Per effetto del ritorno delle opere di Aristotele nell’Occidente latino, la Dialettica muta natura: da scienza della disputa intorno al probabile si trasforma in logica, come scienza del ragionare intorno al vero e al certo. Proprio del filosofo è il disputare mediante uno specifico strumento di analisi razionale, il sillogismo teorizzato negli Analytica di Aristotele. Lo spazio tra philosophi e litterati si allarga sempre più, e definitivamente, nel primo Umanesimo, con importanti effetti sul canone interpretativo degli auctores non filosofici. La loro analisi diviene quella grammaticale e retorica propria dei letterati, in cui l’esperienza dialettica favorisce un atteggiamento critico prossimo alla moderna filologia. Il potere normativo della Grammatica e della Retorica deriva dalla loro antichissima funzione storica come modello innanzitutto scolastico, nel quale la Grammatica ha un ruolo propedeutico e fondativo rispetto alle restanti arti liberali. I grammatici, come Prisciano e Donato, hanno il dominio dei grammata, delle litterae dell’alfabeto e delle sue giunture elementari. A illustrare il volto primitivo e istituzionale del Trivio sono esposti un codice di Prisciano (1. BANLC, 43 D 22) e un commento a Donato (2. BAV, Reg. lat. 1586), insieme a un testimone trecentesco della fortunatissima Rhetorica ad Herennium (che nel Medioevo si riteneva opera di Cicerone (3. BANLC, 43 G 30). Sono le auctoritates indiscusse del sapere retorico e grammaticale dai secoli più alti fino al XIII e XIV secolo, quando le scienze del linguaggio della prosa e della rima si separarono dalla lingua razionale della logica aristotelica. Un testimone della Poetria di Geoffroi di Vinsauf (6. BANLC, 36 G 15), uno del Fiore di Retorica (7. BANLC, 44 D 11), rielaborazione in volgare della Rhetorica ad Herennium, ed uno del Boncompagnus di Boncompagno da Signa (8. BANLC, 36 E 1), permettono di seguire le evoluzioni storiche delle discipline del Trivio sia nell'ambito d'una nuova 'retorica di scuola' sia nel contesto della nascente retorica volgare. I tre codici d'età umanistica mostrano da un lato la permanenza e la rilevanza di opere medievali, come il Doctrinale di Alexandre de Villedieu (all'interno d'una miscellanea quattrocentesca, 5. BANLC, 36 E 38) o il De nuptiis Philologiae et Mercurii (4. BAV, Urb. lat. 329), ancora molto letto nell’età di Lorenzo il Magnifico; dall'altro rivelano il recupero filologico dell'auctoritas classica (l'Ars poetica di Orazio di mano di Poggio Bracciolini, 9. BAV, Barb. lat. 65) assieme alla costituzione d'una più evoluta e raffinata normatività volgare, colla grammatica dell'Alberti e il De vulgari eloquentia dantesco (10. BAV, Reg. lat. 1370).

 

La cultura volgare e il Trivio

Fra Due e Trecento, la ricezione del ‘volgare’ (il parlato del ‘volgo’) in ambito colto e la sua normalizzazione in “lingua volgare”, fondata comunque sulla tradizione latina, offre alle discipline mediolatine una dimensione cittadina e "politica". Ciò avviene soprattutto per la Retorica, la più legata, fra le scienze del discorso, alla comunicazione orale o come orazione letteraria e giuridica in aula o come discorso nella pubblica piazza. In tal senso si riconoscerà proprio ad uno dei testi base dell'insegnamento retorico, la pseudo-ciceroniana Rhetorica ad Herennium (3. BANLC, 43 G 30), una funzione specifica nella costituzione di un nuovo soggetto, il civis, il cittadino della società tardo-comunale: un uomo nuovo che «per la favella [...] è molto utile e caro al suo comune e agli amici e parenti» (dal Fiore di retorica, 7. BANLC, 44 D 11).

Libri esposti: 1. Prisciano, Institutio de arte grammatica; 2. Expositio in artem Donati, con altri testi grammaticali; 3. Rhetorica ad Herennium; 4. Marziano Capella, De nuptiis Philologiae et Mercurii; 5. Miscellanea, con Doctrinale di Alexandre de Villedieu; 6. Geoffroi de Vinsauf, Poetria nova; 7. Guidotto da Bologna, Fiore di retorica; 8. Boncompagno da Signa, Boncompagnus; 9. Orazio, Ars poetica, copia di Poggio Bracciolini; 10. Leon Battista Alberti, Grammatichetta; Dante, De vulgari eloquentia.