Biblioteca Universitaria di Padova

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Biblioteca Universitaria di Padova

Nella foto, l'edificio che ospita attualmente le raccolte della Biblioteca Universitaria di Padova, la più antica fra le biblioteche universitarie essendo nata nel 1629 per volontà dalla Repubblica Veneta a “commodo", "decoro” e "ornamento maggiore" dello Studio patavino. italiane. L’incremento librario doveva essere assicurato dal deposito obbligatorio di una copia di quanto si stampava nel territorio della Repubblica Veneta e da una tassa imposta ai laureati e ai professori di nuova nomina. Vi contribuì in misura notevole nel corso del Sei e del Settecento anche l’acquisizione di biblioteche private dei docenti, tra cui quelle del giurista Bartolomeo Selvatico (1631), del matematico Bartolomeo Sovero (1632), dei medici Pompeo Caimo (1636) e Giacomo Zabarella (1646), del giurista Gianbattista Rainis (1725) e del botanico Felice Viali (1727). Importe fu l’acquisto dei 5.000 volumi della biblioteca di Giambattista Morgagni, grande anatomista nel 1773.

Confluirono poi negli ultimi decenni del Settecento, la biblioteca del naturalista Antonio Vallisneri e i libri a stampa del monastero padovano dei Canonici Lateranensi di S. Giovanni da Verdara, periodici e atti accademici italiani e stranieri. 

In seguito alla caduta della Repubblica Veneta la biblioteca rimase chiusa dal 1797 al 1805. Dopo la riapertura, in seguito alla soppressione delle Corporazioni religiose per opera di Napoleone, fu incamerata una grande quantità di manoscritti, incunaboli e libri a stampa provenienti dalle biblioteche di circa 40 monasteri tra cui quello dei Domenicani, degli Agostiniani e dei Teatini di Padova, dei Benedettini di S. Giorgio Maggiore di Venezia, dei Carmelitani scalzi di S. Giorgio in Alga, di S. Giustina e di S. Francesco Grande di Padova. Con la seconda ondata di soppressioni, nel 1867, dopo l’unificazione nazionale, si ebbe un nuovo consistente incremento, con un aumento complessivo di circa 13.000 opere. 

Tra Sette e Ottocento fu acquisita la biblioteca della Natio Germanica, la più importante tra le corporazioni degli studenti stranieri a Padova; successivamente il dono di Antonio Valsecchi (1867) e il legato del naturalista Tomaso Catullo (1872). 

Con decreto del 1909 le biblioteche universitarie furono staccate dalle università di appartenenza ed assegnate al Ministero della Pubblica istruzione e infine (1974) al Ministero dei beni culturali di nuova istituzione. Nel 1912 la Biblioteca lasciò la sede della Sala dei Giganti, per occupare la sede attuale, un edificio demaniale che fu il primo costruito in Italia con criteri moderni appositamente ad uso bibliotecario su progetto dell’ing. Giordano Tomasatti. 

Fra lasciti, donazioni e fondi pervenuti tra il XIX e il XX secolo sono infine da segnalare, nel campo del diritto, i doni Morelli e Sacerdoti, nel campo scientifico i doni Orto Botanico, Minich, Albertotti (oculistica e storia degli occhiali), Canestrini, Scorza e la Raccolta Benvenisti e, per quanto attiene la storia veneta, i doni Musatti e Cessi; la raccolta Morpurgo (1.300 opere riguardanti storia e letteratura dei popoli semiti), l’ex-biblioteca del Presidio Militare e il fondo Ardigò (manoscritti del filosofo positivista Roberto Ardigò e circa 2.200 volumi appartenuti allo stesso e al suo discepolo Giovanni Marchesini, acquisiti nel 1984).

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