Le mappe cordiformi

print this page

Le rappresentazioni in forma di cuore della parte conosciuta del globo terrestre sono molto diffuse all’epoca delle grandi scoperte geografiche del XVI secolo e sono frutto, tra l’altro, delle innovative ricerche cinquecentesche in ambito cartografico. Anche se gli studiosi non sono del tutto concordi sulle ragioni che hanno portato alla scelta di questo tipo rappresentazione, si può affermare che tale resa privilegi una dimensione simbolica assai suggestiva rispetto a una fedele rappresentazione della realtà. 

È il matematico tedesco Johannes Werner nel 1514 a esporre , per la prima volta, la teoria della proiezione cordiforme nel suo Libellus de quatuor terrarum orbis in plano figurationibus. Si deve al cartografo Oronce Finé il merito di aver reso visivamente nel 1534 questo tipo di rappresentazione,  anche se si conoscono alcuni precedenti tentativi di rappresentazione cordiforme del mondo, tra cui quella realizzata dal cartografo Bernardus Sylvanus,  per descrivere la seconda proiezione di Tolomeo, apparsa nell’edizione veneziana del trattato tolemaico Geographia del 1511. 

I mappamondi cordiformi cinquecenteschi sono suddivisibili in tre gruppi: cordiforme vero e proprio, cordiforme troncato e cordiforme in due emisferi.

1. Cordiforme vero e proprio. A questo gruppo appartengono, tra gli altri, il mappamondo turco-veneziano di Hajji Ahmed, il mappamondo di Petrus Apianus (1530), quello di Oronce Finé (1534-36) e quello pubblicato nella Cosmographia di Johannes Honter (1561). Questo tipo di rappresentazione è caratterizzata da una maggiore estensione longitudinale rispetto a quella sui paralleli, dalla presenza di un meridiano centrale e dalla particolare forma a punta dell’estremità meridionale.

2. Cordiforme troncato. Il secondo gruppo, detto cordiforme troncato in quanto la regione polare australe coincide con una linea, comprende, oltre al planisfero di Bernardus Sylvanus del 1511, i mappamondi di Petrus Apianus del 1520 e del 1551, quello di Johannes Honter del 1546 e quello di Hieronymus Girava del 1556. Le rappresentazioni appartenenti a questo gruppo, meno diffuse delle precedenti, sono derivate dagli studi di Tolomeo e arricchite dalle nuove scoperte geografiche.

3. Cordiforme in due emisferi. Questi mappamondi sono costituiti da una rappresentazione in due emisferi, entrambi a forma di cuore. Appartengono a questo gruppo alcuni mappamondi di Oronce Finé e del cartografo fiammingo Gerardus Mercator, la cui famosa proiezione ha incontrato larga diffusione.

Molte rappresentazioni cordiformi del planisfero sono stampate nella città lagunare già nelle prime decadi del Cinquecento. La Venezia del Cinquecento è infatti un centro nevralgico per la cultura cartografica e per la diffusione delle conoscenze geografiche e questi saperi costituiscono il background che origina il progetto del Mappamondo turco-veneziano.

La cartografia coeva costituisce un riferimento imprescindibile per gli autori del Mappamondo, molti nomi di luoghi sono infatti traslitterazioni dall’italiano in lettere arabe.

La possibile base cartografica per la realizzazione del Mappamondo è l’ "Universale" (Nova Totius Orbis Descriptio) di Giacomo Gastaldi del 1546, la cui rappresentazione è stata un riferimento importante per molte mappe pubblicate degli anni successivi, tra le quali l' "Universale nuova" contenuta nella prima edizione in italiano della Geografia di Tolomeo del 1548.