Un'ipotesi interessante

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Nella Perugia Augusta di Cesare Crispolti (1648) è la notizia che il cardinale Fulvio della Corgna "rifece la Chiesa & il Palazzo della Badia di Pietrafitta, quasi da' fondamenti". Fulvio Della Corgna aveva ricevuto questa abbazia in commenda da Pio IV Medici nel gennaio 1560, eppure la decisione di rinnovarne l'aspetto fu presa in seguito alla visita pastorale di Donato Turri nel settembre 1565, che trovò l'interno della chiesa "recte retentum", anche se pioveva dal tetto, il pavimento era sconnesso, la tela dell'altare era "indecente" e doveva essere sostituita con un "quadrum maiorem convenientem". Dieci anni dopo, nel verbale della visita di Francesco Bossi la chiesa appariva "dealbatam pavimentatam et testudinatam ac pulcherrimam", per essere stata ricostruita dal cardinale di Perugia, che l'aveva provvista di tutto il necessario.

L'altare maggiore è decorato da un dipinto murale. La pala rappresenta in alto la visione di Maria con il bimbo divino in grembo circondati da angeli festati, e sotto sette figure maschili dall'aspetto di antichi romani, due dei quali hanno un libro in mano. I sette personaggi rappresentano i sette figli di Sinforosa e Getulio, martirizzati a Tivoli sotto l'imperatore Adriano, le cui reliquie furono ritrovate a Roma al tempo di Pio IV. Il dipinto è stato attribuito al pittore perugino Girolamo Danti, ma è forse più verosimile che sia opera del fratello Vincenzo (Perugia, 1530-1576): celebre scultore attivo a Firenze alla corte di Cosimo I Medici, tornato nel 1572 a Perugia al servizio dei fratelli Della Corgna, che lo adoperarono sia come scultore che come pittore. L'epitaffio funebre che si legge nella tomba in San Domenico di Perugia ne loda l'attività come scultore, pittore e architetto. Cesare Crispolti dirà di lui che "in materia di dipingere, come quello, che nel disegno era eccellente, lasciò opere bellissime". Eppure della sua documentata attività come pittore non è rimasto nulla, nel generale naufragio della pittura perugina di metà Cinquecento. L'affresco di Pietrafitta verrebbe in parte a colmare questa perdita, e si distingue dalla produzione nota di Girolamo Danti per la verità dei volti, che ricorda l'attività come ritrattista del Danti scultore. È anzi probabile che il pittore abbia preso a modello personaggi a lui noti della Perugia contemporanea, in assenza di una tradizione iconografica per questi sette fratelli della Roma cristiana.

                                                                                                                                                                                                  elvio lunghi