Cataloghi a schede a legatura meccanica (Staderini e altri sistemi)

Larga diffusione ebbero in Italia i sistemi di legatura meccanica per cataloghi (impiegati, peraltro, anche in altri paesi), e soprattutto il sistema a volumetti introdotto alla Biblioteca nazionale di Roma da Domenico Gnoli, a quanto pare da un'idea di Guido Biagi, che allora lavorava lì, raccolta dal prefetto e fatta realizzare nel 1882 dalla ditta di Aristide Staderini.
Questi cataloghi, inizialmente detti di tipo "Vittorio Emanuele", furono in seguito comunemente chiamati "Staderini", anche se quest'espressione indicava a suo tempo, propriamente, il sistema di fissaggio delle schede in cassette brevettato dallo stessa ditta romana.

I volumetti, in genere con 9 cm di dorso e schede da 13 x 23 cm, potevano essere realizzati in versioni più semplici ed economiche, oppure con maggiori pretese estetiche e di robustezza (ad es. con etichette dorate e con profili metallici per proteggere gli angoli e gli spigoli inferiori).
Per lo più (ma non sempre) le biblioteche utilizzavano schede prestampate con il nome della Biblioteca e riquadri (a destra, a sinistra o in basso) predisposti per l'inserimento delle singole informazioni.

Ebbe un certo successo, negli ultimi anni dell'Ottocento, anche un altro sistema, il "catalogo Sacconi", brevettato dalla bibliotecaria Giulia Sacconi, sulla base di un sistema sperimentato dal padre Torello alla Biblioteca nazionale di Firenze nel 1884. Il sistema Sacconi presentava notevoli miglioramenti sia estetici sia funzionali nel meccanismo di chiusura della legatura e fu reclamizzato dalla bibliotecaria fiorentina anche in America. Poteva essere utilizzato sia per schede singole di formato orizzontale, come il sistema "Vittorio Emanuele", sia per fogli, da utilizzare per ciascun autore piuttosto che per ciascun libro, con formato analogo a un volume rilegato.

Una diffusione limitata ebbe un sistema analogo, detto "Carta-Brassart", elaborato dal bibliotecario Francesco Carta e realizzato dalla ditta romana dei fratelli Brassart, con variazione nel congegno di chiusura (cfr. Legatura meccanica per cataloghi perpetui a fogli mobili sistema Carta-Brassart, brevettato con decreto del 30 settembre 1889, Roma, Cuggiani, 1890).
Un altro sistema, Altemps, fu ritenuto in genere inadatto agli schedari delle biblioteche (cfr. Alberto D'Altemps, Il sistema schedale Altemps, presentato alla Esposizione generale italiana in Torino nel 1884, Firenze-Roma, Tipografia dei fratelli Bencini, 1884).

A quanto sembra i cataloghi oggi detti "Staderini" si diffusero soprattutto, nei primi tempi, per iniziativa di bibliotecari che avevano lavorato alla "Vittorio Emanuele" e che nella loro carriera avevano poi assunto la direzione di altre biblioteche. La larga diffusione di questo tipo di cataloghi nelle biblioteche italiane, dove rimasero in uso per gran parte del XX secolo, rallentò invece l'impiego di schedari con schede del cosiddetto "formato internazionale" (12,5 cm x 17,5 cm).