Cardarelli (1913-1914)

Fonte:
Vincenzo Cardarelli, Epistolario, ordinato da Bruno Blasi, Tarquinia, Centro studi cardarelliani del Lions Club, 1981.

«Ho deciso invece di fare una cosa: di prendere abbonamento da Vieusseux che ha alcune opere classiche sulla Sardegna, e di andarmele a leggere a Gavinana, dove resterò un mese o poco più. Poi mi fermerò, ancora un poco, a Firenze, tra Vieusseux e la Nazionale, potrò consultare ancora parecchi libri e prendere gli appunti che mi bisogna. Per ora ho speso sette lire e mi son preso tre opere: l'itinerario del Lamarmora, la storia del Manno, e certe considerazioni, vecchie ma interessanti, di Baudi di Vesme. Ho visto la breve nota bibliografica del Pintor. [...] Non mi parli di residenze a Roma. Del resto non debbo mica fare un'opera erudita. Quando ho scelto con un certo criterio e conosciuto alcuni scritti fondamentali, di molte pubblicazioni più moderne e più agevoli mi posso informare anche a Firenze, il mese prossimo, e soprattutto anche a Cagliari, dove ormai ho deciso, se lei non ha nulla in contrario, di passare quel tempo che mi ci vorrà a scrivere il libro.»
(Vincenzo Cardarelli, lettera a Angiolo Orvieto, Firenze 12 luglio 1913, p. 56).

«Io conto di star qui fino alla fine d'agosto. Ho ordinato a Vieusseux altri libri. Poi, siccome ho il biglietto gratis, andrò un giorno o due a Venezia, e farò una visita, passando, a mia sorella ch'è nella bassa Lombardia. Sicchè verso il dieci settembre potrò essere a Firenze, dove proseguirò queste letture sarde e dove spero di poterla vedere per concertare definitivamente il nuovo viaggio e la struttura e i termini della pubblicazione.»
(Cardarelli a Orvieto, Gavinana 15 agosto 1913, p. 64).

«Caro signor Angiolo,
sono, dunque, a Firenze. [...] Dimenticai l'altra volta di dirle che, oltre alle spese di vitto, posta, lavatura etc. (supplementi assai cari in villeggiatura) avevo pagato, con le duecento lire di Firenze, anche due mesi di abbonamento da Vieusseux. E ora, il dieci di questo, debbo pagare il terzo. [...]
Qui passerò parecchie ore del giorno in biblioteca. In modo che quando ripartirò per la Sardegna avrò già consultato il maggior numero di libri, e, al ritorno, non mi resterà che mettermi al lavoro.»
(Cardarelli a Orvieto, Firenze 5 settembre 1913, p. 64, 66).

«Qui sto, normalmente, quattro o cinque ore il giorno, in Biblioteca. Scorro l'Archivio Storico, la Miscellanea storica e il Bollettino storico subalpino, dove sono gli scritti più moderni sulla storia sarda, della quale mi vado facendo un'idea abbastanza precisa. Poi la sera a casa leggo le opere (vecchie cronologie) del prestito Vieusseux. Credo che, quando partirò da Firenze, avrò ingollato parecchia letteratura.»
(Cardarelli a Orvieto, Firenze 15 settembre 1913, p. 66).

«Caro signor Angiolo,
non si stupisca di sapermi ancora a Roma. Ho dovuto impiegare qualche giorno alla lettura della inchiesta parlamentare sulle condizioni economiche della Sardegna dell'on. Pais, che a Firenze, come le dissi, non potei vedere.»
(Cardarelli a Orvieto, Roma 20 ottobre 1913, p. 73).

«Come sa la Sardegna costa, tanto vero che mi guarderò bene dal rimanere qui in Cagliari un mese, come avevo deciso. Non solo non si trovano camere (la gente di qui affitta a stagioni!), ma sarebbe assai laborioso e difficile servirsi della biblioteca di qui, come avevo pensato, e, inoltre, per la siccità, la mancanza assoluta di acqua (non ce n'è neanche per fare un bagno) non fa ritenere del tutto infondato il pericolo di un'epidemia da un momento all'altro.»
(Cardarelli a Orvieto, Cagliari 5 novembre 1913, p. 76).

«Nel frattempo spero di concludere molto a proposito di questo libro e di poter mantenere, se dio vuole, la promessa. Ho ottenuto dal Pintor della biblioteca del Senato il prestito di tutti i libri che mi occorrono, cosicchè posso lavorare comodamente in casa senza bisogno di andare a far esercizi di pazienza in giro per le biblioteche pubbliche.»
(Cardarelli a Orvieto, Roma 16 dicembre 1913, p. 81).

«Dico la verità, quando io accettai di consegnare questo libro per la fine dell'anno avevo sì entro di me un nucleo sostanziale di cose da dire forse più vivo e tumultuoso di quel che non abbia ora, ma non un'idea molto precisa del lavoro di preparazione che avrei dovuto compiere e del tempo che mi ci sarebbe voluto per iscriverlo. In seguito alle letture di Firenze e a queste ora riprese a Roma, col gentilissimo ausilio del signor Pintor, tale idea l'ho acquistata. [...]
Per darle un'idea del lavoro preparatorio che ancora debbo esaurire sappia che mi rimangono da leggere e consultare almeno una ventina di pubblicazioni, alcune delle quali vecchie, faticose a scorrere, e ponderose. Non creda con ciò tuttavia ch'io mi voglia sperdere in questo ingenuo bisogno di erudizione. Io ho un certo fiuto e so dove fermarmi e cosa prendere da tanta mole libresca, che faccia al caso mio. [...]
Intanto se lei mi mandasse il libro sul Malvezzi, che ho visto ieri in Senato (dico il libro), mi farebbe un piacere.»
(Cardarelli a Orvieto, Roma 23 dicembre 1913, p. 84-86).

«Caro signor Angiolo,
io soffrivo già il suo silenzio come una severa condanna meritata, e intanto il signor Pintor mi cercava come il più gentile e benvenuto degli ambasciatori. Non so che dire. Vincendo la paura di una disfatta ancora più triste riprendo il mio coraggio e decido di andarmene in campagna a scrivere questo libro cui avevo, dolorosamente, rinunziato.»
(Cardarelli a Orvieto, Roma 5 marzo 1914, p. 89-90. Il libro non fu mai completato).

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