Martini (1880-1912)

Fonte:
Ferdinando Martini, Lettere (1860-1928), Milano, Mondadori, 1934.

«Ripensando al tuo libro sulla metrica barbara sono andato a ripescare un'ode, barbara in tutti i sensi della parola, che trovai in un manoscritto della Barberiniana. È di Giacinto Gigli diarista dei tempi di Urbano VIII. Non ti servirà a nulla, ma siccome a me non costa nulla il mandartela, eccotela qui, forse con qualche errore perch'io la feci copiare, e non mi curai poi di confrontarla coll'autografo.»
(Ferdinando Martini, lettera a Giosue Carducci, Roma 7 novembre 1880, in Lettere, p. 112-113).

«La Psiche [di Giovanni Prati] non l'ho. Io stesso dovrei prenderla alla Biblioteca Nazionale di costà [Firenze]. Sarebbe bene che la vedesse».
(Ferdinando Martini, lettera a Guido Biagi, Monsummano 2 novembre 1887, ivi, p. 188. Martini preparava l'edizione delle Poesie scelte di Prati che uscì nel 1892 da Sansoni).

«Mi scriva un giorno o due avanti: perché io vo qualche volta a Firenze per ricerche nell'Archivio o in biblioteca, e non vorrei Ella arrivasse quando io non ci sono.»
(Martini, lettera a Giuseppe Picciola, Monsummano 27 agosto 1889, ivi, p. 220).

«Caro signor Chilovi,
Per carità non mi abbandoni; i suoi copiatori m'han lasciato sulle secche di Barberia, piantandomi sul piú bello. Le lettere piú importanti fra le inedite della Nazionale (Centrale, s'intende) mi mancano. Veda, c'è ancora piú cose. Tra le altre:
  Una lettera al Guadagnoli, in versi, che incomincia: Pria che mi scordi del dottor Antonio.
  2° Una lettera al Montanelli, con la quale gli manda I costumi del giorno, poesia che pur mi preme di avere e che, del rimanente, è parte della lettera.
[...]
Mi son ricordato di questo aneddoto della mia insubordinata puerizia, aspettando le lettere del Giusti: se non me le manda presto, Ella mi vedrà quotidianamente far capolino all'uscio della sua stanza e ripetere «Non s'aspetta che Lei».
Sul serio, caro signor Chilovi, me Le raccomando: non vedo l'ora d'uscir da questo pelago; e fo assegnamento sulla sua antica e cara amicizia.»
(Martini, lettera a Desiderio Chilovi, [1889?], p. 359. Martini raccoglieva le lettere di Giuseppe Giusti per pubblicarne l'epistolario, che uscì nel 1904 da Le Monnier. Nelle lettere a Chilovi conservate nella Biblioteca nazionale centrale di Firenze si trovano molte altre richieste d'informazioni o di servizi da parte di Martini).

«Ne' brevi e non frequenti ozi che il mio negro Governatorato mi concede, sto lavorando intorno al Goldoni; ossia radunando e ordinando alcuni studi, fatti anni sono, circa la sua dimora in Francia e i suoi imitator [...]. Non potrò, naturalmente, condurre a termine questo lavoro, senza passare un paio di mesi almeno negli archivi e nelle biblioteche di Parigi; tuttavia ad abbreviare il soggiorno, da farvi l'anno venturo, avrei bisogno di qualcheduno che, mediante compenso, s'intende, anticipasse certe ricerche biografiche e bibliografiche.»
(Martini, lettera a Luigi Primoli, Asmara 9 giugno 1905, ivi, p. 401).

«C'è, è vero, da cercare ancora, come ho detto, a Bologna e a Torino, ma l'onorevole [Paolo di Camporeale] che vide le carte del Minghetti non ricorda di alcuna lettera di qualche importanza: e per le carte del Rattazzi, conservate nella biblioteca reale, bisogna chiedere un permesso ch'io non sono sicuro di ottenere.»
(Martini, lettera a Piero Barbèra, Monsummano 4 febbraio 1912, ivi, p. 459, relativa al progetto di pubblicare una raccolta di lettere di Vittorio Emanuele II).

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