Raffaello Sanzio, Ritratto di gentildonna (detta "La Muta")

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DATA: 1505-1509

TECNICA: Olio su tavola

DIMENSIONI: cm 64x48

RESTAURO: 2015

PROVENIENZA: Nel 1710 si trovava a Palazzo Pitti. Successivamente fu collocata a Poggio a Caiano come probabile eredità di Vittoria della Rovere. Da lì passò agli Uffizi nel 1740, per restarvi fino al 1926. Nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche dal 1927. Fu trafugata nel 1975 e recuperata solo l’anno successivo.

DESCRIZIONE: L’identità della gentildonna, ritratta con estrema finezza e grazia da Raffaello, risulta ancora oggi ignota. Tra le ipotesi sono stati fatti i nomi di Magia Ciarla (madre dell’artista) e di Elisabetta Gonzaga, che risulta però molto diversa rispetto ad un altro suo ritratto realizzato dall’artista stesso; più probabilmente si tratta di Giovanna Feltria, sorella di Guidubaldo di Montefeltro, andata in sposa a Giovanni della Rovere, che fu anche protettrice del giovane Raffaello a Firenze. Le indagini riflettografiche e le radiografie hanno evidenziato che il dipinto ha subìto, in poco tempo, sostanziali modifiche: nella prima redazione la gentildonna appariva più giovane, con i capelli mossi e con una scollatura più ampia; in un secondo  momento, invece, l’artista ha raccolto i capelli, coperto la scollatura con una fascia di tessuto e, inoltre, ha conferito maggiore austerità al viso, che colpisce per l’intensità dello sguardo e per l’espressione fissa ed enigmatica. Nei dipinti di Raffaello, generalmente, gli abiti indossati dai protagonisti ne indicano lo status sociale e ne mettono in risalto le qualità fisiche e morali; in questo caso, i cambiamenti nella veste, tra la prima e la seconda versione, potrebbero essere stati apportati in seguito ad un mutamento dello status della donna, ad esempio la vedovanza. Quest’opera, realizzata da Raffaello nel periodo fiorentino, presenta strette relazioni, soprattutto nel taglio compositivo, con “La Gioconda” di Leonardo; l’artista urbinate, però, si concentra maggiormente sull’indagine psicologica del personaggio. Infine, si notino i gioielli indossati dalla Muta: un rubino e uno zaffiro nella mano sinistra, simboli, rispettivamente, di prosperità e castità, e, nella mano destra, un originale anello di influenza nordica; sulla collana, che presenta una piccola annodatura, è appesa una crocetta decorata a racemi con uno smeraldo centrale.