Gli arredi interni

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La storia dell’arredamento del XIX secolo di Villa Sartorio è sintetizzabile in tre fasi esecutive: quella degli anni quaranta e cinquanta di cui resta solo la Sala Gotica e parte del salone al primo piano; una seconda fase intermedia relativa alla creazione della collezione di Giuseppe Sartorio di cui non resta testimonianza certa; un’ultima fase, negli anni settanta in cui si privilegia l’atmosfera rievocativa tipica del tardo settecento.

Negli anni venti del novecento, l’ultima erede Anna Segré Sartorio, modificò l’arredamento interno della villa secondo un gusto storicista tipico del suo tempo. Se oggi conosciamo l’originaria disposizione degli arredi lo dobbiamo all’inventariazione voluta proprio da Anna che, nel 1942, dopo la seconda guerra mondiale, volle ripristinare le stanze secondo l’antico aspetto.

Al piano terra si collocano gli ambienti della servitù e le cucine che presentano tutt’oggi l’originario aspetto e mobilio mentre, nelle sale attigue, è ricavata una zona espositiva, una gipsoteca, gliptoteca e un giardino d’inverno. La scala che conduce al piano superiore è realizzata in legno in stile art decò.

Dopo il riallestimento del 2006, la biblioteca è stata riportata dal primo piano al piano terra: si sviluppa in tre stanze collocate nell’ala che venne progettata da Nicolò Pertsch. I libri sono conservati in cinque grandi librerie due delle quali provengono da Villa Murat. Nella sala sono inseriti due globi, quello celeste e quello terrestre, del XVII secolo, basati sui modelli originali realizzati dal cartografo e costruttore di strumenti scientifici olandese Willem Jansz Blaeu (Alkmaar 1571 - Amsterdam 1638).

Al primo piano, dall’atrio arredato con mobili in stile neoboulle si passa alla sala da pranzo invece in stile Biedermaier con oggetti lineari e semplici. Le sovrapporte sono decorate da grottesche eseguite da Giuseppe Bernardino Bison (Palmanova, 16 giugno 1762 – Milano, 24 agosto 1844).

Attorno al salone da ballo, che si colloca al centro della casa ornato da arazzi fiamminghi e una consolle con specchi in stile impero, ruotano tutte le sale del primo piano, tra cui il salotto di Paolina decorato e ammobiliato in stile Luigi XVI e le cui pareti sono tutt’oggi coperte da sei pannelli ricamati a mano su seta, forse dalla stessa Paolina Sartorio.

Due sono le stanze dedicate alle arti: la sala neogotica la cui peculiarità è la ricorrenza continua del motivo a ogiva tipica dello stile neogotico e la sala della musica dove il soffitto presenta una decorazione ad ombrello con i lembi trattenuti da otto putti uniti da festoni.

Al primo piano trova posto anche la stanza da letto del Duca, realizzata in stile impero, che ospitò nel 1919 Emanuele Filiberto Duca d’Aosta.

Al secondo piano, le uniche stanze rimaste originali sono il salottino di Anna,  la sala da pranzo arredata in stile Luigi XVI dove oggi viene ospitata la sala didattica e il grande salone degli specchi, arredato con quattro grandi specchi inseriti in cornici dorate e un soffitto con decorazione a cassettoni.


Bibliografia essenziale
- G. Pavanello, Una guida del civico museo Sartorio di Trieste, “Arte in Friuli, arte a Trieste”, XVI-XVII, 1997, pp. 375-382
- L. Resciniti, Il Civico Museo Sartorio, “Quaderni giuliani di storia” , A. 19, n. 2 (luglio-dicembre 1998), p. 249-256
- L. Resciniti, Il civico museo Sartorio di Trieste, Trieste 1999
Civico museo Sartorio, a cura del Comune di Trieste, Assessorato alla cultura, Trieste 2010
- L. Resciniti e M. Vidulli Torlo, Ottocento a Trieste: tesori di una società, Trieste s.d.

Museo Sartorio, interni (2016)

Museo Sartorio, interni (2016)

Museo Sartorio, mobili (2016)

Museo Sartorio, interni, sala neogotica (2016)