L'Elettra

La candida nave che naviga nel miracolo e anima i silenzi eterei del mondo fu insieme casa e laboratorio galleggiante per Guglielmo Marconi: venne acquistato all'asta dallo scienziato nel 1919, a quindici anni dalla sua prima navigazione.

Il panfilo bianco venne, infatti, ordinato dall’Arciduca d’Austria Carlo Stefano al Cantiere Ramage & Ferguson Ldt. Di Leith, in Scozia, e il progetto fu affidato agli ingegneri inglesi Cox e King, che disegnarono uno yacht dalle linee eleganti e slanciate.

La nave, varata il 27 marzo 1904 con il nome di Rovenska, come la località sull’isola di Lussino dove l’arciduca aveva una lussuosa residenza, venne intestata all’arciduchessa Maria Teresa e batté bandiera della Marina da guerra fino al 1909.

Dal 1910 al 1914, ebbe due proprietari: dapprima fu acquistata da Sir Max Waechter di Richmond, poi, nel 1914, fu rivenduta a Gustavus H.F. Pratt.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, lo yacht fu militarizzato e trasformato in nave da pattuglia e scorta, quindi impiegato nella Manica, tra l’Inghilterra e i porti di Brest e Saint Malò.

Cessato il conflitto, il Rovenska fu messo in disarmo a Southampton e messo all’asta: Guglielmo Marconi, per il prezzo di 21.000 sterline, poté quindi acquistarlo nel 1919, unendo la sua passione per il mare all’utilità di un laboratorio itinerante.

Sottoposta a notevoli lavori di restauro e risistemazione, la nave venne riclassificata, salpando, sotto bandiera inglese, da Londra nel luglio 1919 e giungendo a Napoli un mese dopo. Venne poi portata a La Spezia per essere tramutata in nave-laboratorio: a bordo venne costruita una cabina radiotelegrafica, completa di apparecchi trasmittenti e riceventi, e vennero innalzati gli alberi per le antenne.

L’intenzione del genio bolognese era quella di disporre di un mezzo che gli consentisse di effettuare ricerche e condurre esperimenti nel miglior modo possibile: nasceva l’Elettra, una stazione mobile sulla quale Marconi poteva lavorare ad ogni ora del giorno e della notte, in raccoglimento e isolamento, immune a distrazioni di ogni sorta, con notevole facilità di spostamento. I suoi esperimenti, del resto, andavano effettuati e verificati a distanze diverse, in modo da poter controllare l’efficacia delle trasmissioni a seconda della lontananza intercorrente tra emittente e ricevente.

La candida nave venne iscritta con il nuovo nome al compartimento marittimo di Genova il 27 ottobre 1921 e, quindi, al Real Yacht Club Italiano, formalizzando il suo definitivo passaggio a bandiera italiana il 21 dicembre dello stesso anno.

Nell’aprile del 1920, mentre il panfilo era in navigazione nel golfo di Biscaglia, gli ospiti di bordo (la nave poteva ospitarne comodamente fino a sei), grazie alla trasmissione della stazione broadcasting di Chelmsford, per la prima volta, poterono sintonizzarsi per sentire via radio il concerto del soprano Melba dal Covent Garden.

L’evento, d’importanza storica, segnò l’inizio della storia della radio così come la conosciamo: il tutto fu realizzabile grazie alle scoperte e alle invenzioni di Marconi, unite alla valvola termoionica progettata dal suo collaboratore Fleming.

L’Elettra divenne il luogo in cui la mente intuitiva e pratica di Guglielmo poté sperimentare l’applicazione delle onde corte e cortissime hertziane, consentendo il continuo progresso delle radiocomunicazioni.

Nel 1922, Marconi svolse sull’Elettra una serie di esperimenti nel Nord America e, nel 1923, sperimentò le ricezioni a grande distanza sulla costa occidentale dell’Atlantico, grazie al supporto della stazione su onde corte a fascio realizzata a Poldhu, in Cornovaglia: lo scienziato dimostrò, così, che un segnale poteva essere captato ad oltre 4000 kilometri di distanza, con trasmissione a potenza ridotta.

Nel gennaio del 1930, il laboratorio itinerante venne implementato con nuovi apparecchi radiofonici d’avanguardia: il 26 marzo 1930 fu possibile illuminare il Municipio di Sidney, grazie ad un piccolo tasto, dall’Elettra, ancorata nel porto di Genova, a 14000 miglia di distanza.

L’inesauribile sete di scoperta di Marconi lo portò, nel 1932, a realizzare il collegamento tra Santa Margherita e l’Elettra e, successivamente, quello con il radiofaro di Sestri, mediante onde di soli 63 centimetri: veniva stabilita, in quell’occasione, la possibilità per una nave di accedere ad un porto in qualsiasi condizione atmosferica, valendosi della rotta segnata dal radiofaro.

Il 20 luglio del 1937 Marconi lasciava la sua vita di studi e sperimentazioni, molti, purtroppo, incompiuti, ma lasciando all’umanità una via ben tracciata per il progresso delle comunicazioni.