I Ridotti dei Procuratori de supra al 1604

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Gli uffici o “Ridotti” dei Procuratori di San Marco vengono trasferiti dalle Procuratie Vecchie alla nuova sede realizzata da Vincenzo Scamozzi su incarico del Senato nel 1591. I nuovi ambienti comunicanti sono nove, divisi tra i magistrati de supra, de citra e de ultra. Alle tre stanze riservate ai Procuratori de supra si accede dall’ultimo pianerottolo dello scalone che porta al Vestibolo e poi al Salone della Libreria. L'accesso pubblico ai Ridotti dei Procuratori de citra e de ultra è garantito anche da una ulteriore scala situata all’altezza del primo pianerottolo. La struttura complessiva mira ad accentuare il carattere di centro della vita pubblica del palazzo, che ospita la seconda più alta carica della Repubblica e il cuore culturale della città. 

Le tre stanze dei Ridotti de supra presentano un soffitto a volta decorato con stucchi e oro e si affacciano sulla Piazzetta e fronteggiano Palazzo Ducale. Della ricca decorazione ai tempi della Serenissima oggi non rimane nulla, a causa degli importanti interventi di ristrutturazione e ridefinizione d’uso succedutisi a partire dall'epoca napoleonica. Fonti storico-artistiche del primo Seicento permettono però di ricostruire almeno in parte l’aspetto delle sale, affollate di dipinti e ritratti di Procuratori e Dogi realizzati dai maggiori pittori del tempo. Molte di queste tele, già presenti nella precedente sede della magistratura, sono trasferite nei nuovi spazi a compimento dei lavori dello Scamozzi e sottoposti per tale scopo a interventi di integrazione e rifacimento, secondo gli usi del tempo. Il lavoro è affidato tra il 1590 e il 1591 a Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, come documentato dalle note di pagamento stilate dagli stessi Procuratori. Egli interviene su trentadue ritratti, su tre quadri e sulle cinque pitture a olio provenienti dalle lunette delle Procuratie Vecchie. Francesco Sansovino nel volume Venetia città nobilissima et singolare (1581) parla di queste ultime come opera, tra gli altri, dello stesso Tintoretto, di Paolo Veronese e di Marco del Moro, figlio di Battista. Un secondo intervento sui ritratti e su due lunette è reso necessario a causa dei danni procurati alle tele dall’umidità delle pareti appena allestite e dove sono collocati. Il lavoro è terminato da Domenico Tintoretto dopo la morte del padre.

Alcune precisazioni

La ricostruzione iconografica che si presenta e che descrive la quadreria dei Ridotti dei San Marco de supra così come doveva apparire nel 1604 è stata ricavata da alcune fonti contemporanee: Venetia città nobilissima et singolare di Francesco Sansovino (1581), con aggiunte nelle successive edizioni di Giovanni Stringa (1604) e di Giustiniano Martinioni (1663); Degnità Procuratoria di San Marco di Venetia (1602) di Fulgentio Manfredi.

I ritratti di Alvise Priuli, Bernardo Contarini, Almorò Grimani e Benedetto Moro furono descritti da Marco Boschini ne Le minere della pittura veneziana (1664), in un periodo in cui probabilmente la disposizione della quadreria doveva essere stata modificata.