II - DOCUMENTAZIONE

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

 

Il tour archivistico di Tambroni tra Vienna, Venezia e Milano

 

La missione condotta da Giuseppe Tambroni tra 1804 e 1805 per il recupero della documentazione milanese asportata dagli austriaci nel 1796 iniziò sotto i migliori auspici. Giunto a Vienna all’inizio del giugno 1804, sulle prime gli ambienti di corte apparvero ben disposti nei suoi confronti, trattandolo con tutti i riguardi del caso, tanto da invitarlo al ricevimento tenuto in occasione della nascita della figlia dell’imperatore (18).

Con il passare delle settimane, il compito si rivelò tuttavia più complicato del previsto: in cambio della documentazione milanese di cui il delegato italiano era in cerca, il consigliere aulico Leopoldo Giuliani, sua controparte nelle trattative, iniziò a chiedere con insistenza non solo la consegna delle scritture di pertinenza austriaca rimaste in Lombardia, ma anche di quella parte della documentazione estratta nel 1797 dagli archivi veneziani su cui né la Repubblica francese né la consorella italiana potevano vantare alcun diritto.

Tambroni fu invitato a non sbilanciarsi di fronte alle pretese austriache, fornendo il destro a Giuliani per dare il via a una tattica dilatoria che si protrasse per mesi. Le settimane passavano e il povero delegato italiano temeva di doversi sobbarcare il rigido inverno viennese, ipotesi che lo atterriva a tal punto da spingerlo a tagliar corto nelle trattative: se gli austriaci ottennero solo una minima parte di quanto rivendicato, anche le pretese italiane non furono completamente esaudite (21).

Non si può certo escludere qualche malizia commessa dagli archivisti locali nella ricerca dei documenti, ma l’impresa non doveva comunque essere semplice, soprattutto a causa del disordine in cui versava la documentazione. Gli austriaci tutto sommato dovevano essere in buona fede se, al posto delle molte carte non rinvenute, consegnarono molti altri documenti della cui scomparsa a Milano in pochi si erano accorti, come un’intera serie di preziosi registri di epoca sforzesca!

Il tour archivistico di Tambroni non era finito: spostatosi a Venezia a inizio 1805, nel giro di poche settimane recuperò e fece inviare a Milano altre 15 casse, alcune delle quali contenenti interi spezzoni degli archivi degli organi di governo della Repubblica cisalpina sottratti dagli austriaci nel 1800, che inizialmente si ipotizzava fossero giunti a Vienna, ma che in realtà erano sempre rimasti nella città lagunare. Non mancarono nuove incursioni negli archivi della Serenissima, da cui furono estratti documenti relativi ai territori veneti a occidente dell’Adige entrati a far parte della Repubblica italiana dopo il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) (22).


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