Girardon (1910b)

Fonte:
Mario Girardon, Venezia. II, «La Voce», 2, n. 32 (21 luglio 1910), p. 363-364.

«La Fondazione Querini Stampalia
Sorta per legato del conte Giovanni Querini-Stampalia († 1869), ha per obbligo testamentario la pubblica beneficenza e la diffusione del sapere tra le persone studiose. Oltre una grossa borsa di studio di 10000 per un giovane veneto, un sussidio di 3000 lire all’«Istituto veneto di scienze ed arti» ha aperta una biblioteca nei sontuosi locali del Palazzo Querini.
Avversata dalla fortuna per molto tempo, la Querini risorge ora a vita novella, più che per opera del Consiglio di Curatela, per le utili iniziative del suo nuovo bibliotecario Arnaldo Segarizzi.
Il fondo primo è costituito dalle 8000 opere della vecchia biblioteca Querini e da alcune migliaia di opuscoli e da oltre mille manoscritti.
E di recente fu riordinata tutta la mole libraria, curando la revisione dei manoscritti, il raggruppamento degli incunaboli e delle aldine, aprendo per gli studiosi una sala di consultazione, che raccoglie opere: di carattere generale, di filosofia e teologia, giurisprudenza e sociologia, letteratura, storia e geografia, belle arti, scienze pure e applicate, tecnologia e sezione veneta riunendo le collezioni, le opere in continuazione, i periodici gli atti accademici e miscellanee in sezione propria, non trascurando le stampe e le carte geografiche importanti e i duplicati, in forte numero alla Querini, dividendo infine la biblioteca in due parti: antica e moderna. Così agli studiosi saranno presto adibite le compilazioni di cataloghi speciali di raccolte e di stampati e gli inventari dei manoscritti. Da poco è stato iniziato un catalogo reale superiore praticamente all’altro sistematico.
In quanto ai nuovi acquisti (sono 10000 lire annue da spendere) considerato che le discipline storiche e letterarie, le artistiche e le scienze pure, trovano ricetto in altre istituzioni cittadine, alla Querini si è badato di aiutare le scienze applicate, cioè l’ingegneria, il commercio, la giurisprudenza, ecc. anche per riempire le lacune della specializzazione di certi studi intensivi moderni, che in un centro come Venezia non devono mancare: da questo lato si può dire che questa biblioteca integri e completi la Marciana. Un tale criterio fu seguito anche pei periodici, quasi in numero di 200 (una trentina sono in comune colla Marciana) italiani, tedeschi, francesi, inglesi, spagnuoli scelti con raro acume, eleggendo sempre le pubblicazioni che offrono risultati o conclusioni di studi sulle materie suaccennate. Infatti vi sono 15 riviste di diritto, una diecina per la medicina, una diecina per l’ingegneria, scienze delle costruzioni, architettura, una diecina per l’arti decorative e una diecina per l’amministrazione, le quali tutte interessano i soli professionisti.

Il concorso del pubblico
La Queriniana possedendo più che altro scienze tecniche è ben naturale che vi sieno vuoti spaventosi in filosofia, religione, in morale e in generale tutto ciò che riguarda le scienze del pensiero: la maggior parte dei frequentatori – quasi nella stessa media della Marciana – sono perciò avvocati, medici, architetti, ingegneri che esaminano i periodici attinenti alle loro arti e professioni. Come la biblioteca è aperta dalle 15 alle 23 (completando l’orario diurno della Marciana) vi concorrono giovani delle scuole medie dai sedici anni in su, i quali, e non sono i soli, vanno ricercando le riviste e i periodici, largamente usati alla Querini, per quanto si sia cercato di togliere alla biblioteca quel suo primitivo aspetto di gabinetto di lettura. In generale le letture vertono, per quanto è concesso dal materiale romantico e letterario, sugli stessi autori che abbiamo visto alla Marciana: molte letture si fanno sulle scienze positive, quasi niente sulla filosofia e religione, parecchio sulla storia, ma più sulle monografie e i documenti e curiosità storiche che sui testi di idee e di pensiero: le altre sono riservate alle scienze tecniche, giuridiche, amministrative e alle solite critiche e storie d’arte. Confortante il fatto che, diminuendo il numero dei lettori, cresce la richiesta delle opere serie. Non sarebbe il caso di aprire una sezione riservata alle letture filosofiche?».
(Mario Girardon, Venezia. II, «La Voce», 2, n. 32 (21 luglio 1910), p. 363-364: 363)

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