Biblioteca comunale Ariostea (Ferrara)

Biblioteca comunale di Ferrara

Biblioteca comunale Ariostea
Biblioteca comunale Ariostea

Istituita il 24 novembre 1746 grazie al «sentimento filantropico di non pochi cittadini», la biblioteca venne aperta nel 1753 al piano superiore del palazzo degli studi detto del Paradiso dove rimane ancora oggi. Fu inoltre stabilito «che chiunque ottenesse un impegno lucroso nel Comune» avrebbe dovuto devolvere uno stipendio mensile «a profitto della pubblica libreria». Nella seconda metà del XVIII secolo risultava scarsamente frequentata e fino al 1872, quindi per oltre un secolo, alla porta della Sala esterna era applicato un campanello a molla che avvisava dell’arrivo dei visitatori. Nel 1893, poi, durante i lavori nello studio del bibliotecario, venne rinvenuto un finestrino attraverso il quale era possibile vedere chi stesse arrivando. Le statistiche pubblicate in quell’anno indicano che rimaneva aperta 6 giorni a settimana con una media annua di 9.248 lettori. Essendo situata nello stesso palazzo dove risiedeva l’Università era molto frequentata dai suoi studenti e da quelli degli istituti scolastici (quando l’università era aperta l’orario osservato era 9-16, in alternativa veniva aperta un’ora più tardi). Erano a disposizione 9 sale, di cui quella di lettura poteva ospitare più di 60 posti. Come testimoniato tra l’altro da Aldo Gennari, intorno agli anni Novanta dell’Ottocento venivano conservati i registri dei libri dati in «lettura a domicilio», dei lettori e dei forestieri che visitano la biblioteca.
Le note redatte nel 1906 dal bibliotecario Giuseppe Agnelli ci forniscono molte informazioni, tra cui la notizia della presenza di un archivio dove veniva conservata la corrispondenza appartenuta ai bibliotecari. Durante la direzione del cav. Luigi Napoleone Cittadella, in servizio dal 1862, l’allora sala di lettura (Sala Ariosto, VIII), molto ben illuminata da otto finestre ma difficile da sorvegliare, venne spostata. Il Cittadella nel 1872 sottolineava come fosse impossibile sentire il campanello dalla Sala Ariosto e come «taluni lettori si studiassero di evitare che il campanello avvertisse la loro entrata, come non di rado si fossero rinvenuti mozziconi di sigaro gettati presso gli scaffali e persino traccie... di bestialità umana». La nuova sala di lettura era però priva di luce durante l’inverno, data la posizione non consona delle finestre.
Con l’Agnelli vennero istituiti diversi registri, tra cui quello dei Libri desiderati e del Prestito interno, oltre al Registro della sala di lettura. Sotto la sua direzione, dal 14 luglio 1892 al 31 luglio 1893, pervennero 88 domande di prestito, salite nel 1904 a 473. Il bibliotecario conservò anche la corrispondenza relativa alle Ricerche, ovvero quelle lettere pervenute con richieste di informazioni da parte degli utenti e che spesso richiedevano un lungo lavoro di ricerca, nel 1903 arrivarono 374 missive e l’anno seguente 661. Nel 1897 venne attivato anche il Prestito esterno che nel 1906 aveva una media annua inferiore alle 40 richieste. La sala di lettura poteva accogliere fino a 30 persone e con ordinarie condizioni di frequenza era sufficiente. Le opere date in lettura nel 1893 furono 5.947, mentre nel 1904 raggiunsero la cifra di 8.289. La contenuta crescita del numero dei lettori si deve anche al divieto di ingresso per i minori di 15 anni voluto dal direttore.  All’ epoca la maggior parte dei lettori era composta da romanzieri e gazzettieri, gli studiosi forestieri erano più frequenti durante la primavera e l’autunno, mentre i professori dell’Università e delle scuole secondarie godevano del prestito a domicilio. La distribuzione, tanto caotica precedentemente, venne regolamentata nel 1901 attraverso l’introduzione di apposite schede che gli utenti dovevano compilare per ottenere i volumi. L’Agnelli si occupò personalmente anche del catalogo a schede Staderini per la parte relativa alla Storia letteraria italiana. I vari lavori di catalogazione richiesero ai dipendenti di lavorare anche oltre l’orario di apertura, come già accadeva «per la piena ricollocazione il giovedì e il sabato delle molte opere messe in movimento». Nella biblioteca veniva fatto uso anche del sistema meccanico Sacconi, che raccoglieva circa 250 schede in ogni volumetto. In questo periodo la biblioteca chiudeva dopo le 16.
Gli spazi a disposizione non erano molti e l’idea di ampliarli e organizzarli in maniera differente era suggerita anche dalla richiesta dei lettori («Signorine, che frequentano con assiduità la nostra Biblioteca, professori e studiosi in genere, forestieri e stranieri i quali attendono a studi seri e seguitati, chiedono ciò che loro si offre facile in tante biblioteche, la Sala riservata che li sottragga dal contatto dei lettori comuni»). Il direttore, in merito ai personaggi che frequentarono l’Ariostea, ricorda «In quattordici anni, da Giosue Carducci, che studiò qui più giornate, al Principe d’Essling che da intendente vi ammirò le nostre edizioni quattrocentine; da Gabriele d’Annunzio a Enrico Ferri, da Antonio Fradeletto a Corrado Ricci, [...], dall’ex Ministro Rava all’ex Ministro Chledowshi, a numerose Signore eleganti io vidi entrare nella mia stanzetta quanti uomini illustri per l’arte o per la scienza». La mancanza di personale era sottolineata attraverso i dati relativi alle domande di consultazione che dal 1889 e al 1905 erano incrementate di 2.711 unità (nel primo anno erano state fatte 5.657 domande nei giorni feriali e 126 nei giorni festivi, nel 1905 erano state rispettivamente 8.222 e 272). Per il 1905 è inoltre possibile conoscere la quantità di volumi dati in lettura suddivisi per mesi, per giorni festivi o feriali e per materie.
Le statistiche per gli anni dal 1927 al 1931 ci dicono chi i lettori furono: 10.327 nel 1927, 13.484 nel 1928, 14.227 nel 1929, 12.343 nel 1930 e fino al 18 dicembre 1931 furono 11.514. In merito al prestito venne registrato un sensibile costante aumento in ciascuno dei 5 anni. Nel 1933 la biblioteca assunse definitivamente il nome di “Ariostea” in occasione delle celebrazioni per il quarto centenario della morte di Ludovico Ariosto. Per il periodo dal 1932 al 1940 sappiamo che vennero richieste 15.000 opere in media in un anno e il prestito a domicilio registrò 800 richieste come media annua. Giuseppe Ravegnani, convinto fascista e direttore fino al 1945, estromise dal prestito e impedì l’ingresso allo scrittore ebreo Giorgio Bassani, assiduo frequentatore della biblioteca.
Nel 1948 Luciano Capra vinse – a soli 27 anni – il concorso pubblico per il posto di direttore, ruolo che ricoprì fino al 1985 e che lo vide impegnato nella faticosa ripresa del dopoguerra, a cui fece seguito un percorso di rinnovamento dei servizi e degli spazi a partire dagli anni Sessanta. Nel 1981 le ore settimanali di apertura erano 35, i frequentatori 25.000, le opere date in prestito 30.000 e 88 i posti di lettura.
L’archivio storico del comune conserva 80 unità archivistiche relative alla gestione della biblioteca dal XVIII al XXI sec. Del primo periodo di attività si conserva solo il Libro originale dal 1745 al 1748, che getta luce sulla fisionomia e la consistenza delle raccolte acquisite dopo la fondazione dell'istituto.

 Letizia Vagli

Sito della Biblioteca: <https://archibiblio.comune.fe.it/271/biblioteca-comunale-ariostea>

Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-FE0017>

 

Statuto della Biblioteca comunale di Ferrara, Ferrara, Tip. Taddei, 1892.

Aldo Gennari, Monografia della Biblioteca comunale di Ferrara, Ferrara, Tipografia sociale, 1892.

La Biblioteca comunale di Ferrara: il passato, il presente, l'avvenire, note di Giuseppe Agnelli, Ferrara, Tip. G. Bresciani, 1906.

Palazzo Paradiso e la Biblioteca Ariostea, a cura di Alessandra Chiappini, testi di Loredana Olivato, introduzione di Luigi Balsamo, Roma, Editalia, Ferrara, Fondazione Cassa di risparmio, 1993.

Biblioteca Ariostea - esterno
Biblioteca Ariostea (ai primi del Novecento)
Biblioteca Ariostea (alla metà del Novecento)

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