Sciascia (1977)

Fonte:
Leonardo Sciascia, Perché Croce aveva torto, «La Repubblica», 14/15 agosto 1977, p. 10.

«Tra il '36 e il '38, nella scuola che io frequentavo [l'Istituto magistrale di Caltanissetta], insegnavano due giovani professori che si erano laureati con una tesi su De Roberto. Uno dei due era Vitaliano Brancati. Non più letto e quasi dimenticato, Federico De Roberto era dunque noto a una ventina di ragazzi, e da tre o quattro amato. Trovare i suoi libri non era facile: qualcuno in biblioteca, qualche altro in prestito dagli stessi professori: ma siamo arrivati, credo, a leggere tutti i romanzi e i racconti. I saggi ci sembrarono, al primo assaggio, noiosi [...]. L'impressione più forte ci venne allora dai racconti: i Processi verbali, La sorte, Cocotte. Su I Viceré pesava, come ancora pesa, il giudizio di Croce e dei crociani: ed era difficile, nella scuola di allora, mandare al diavolo Croce e i crociani, la poesia e la non poesia, e leggersi I Viceré, come poi durante la guerra li lessi, pensando che tanto peggio per la poesia, se poesia non c'era».

(Leonardo SciasciaPerché Croce aveva torto, «La Repubblica», 14/15 agosto 1977, p. 10. Ripubblicato in Federico De Roberto, I Viceré, introduzione di Luigi Baldacci, con uno scritto di Leonardo Sciascia, Torino, Einaudi, 1990, p. XXVI-XXVIII,  e in «La Repubblica», 10 novembre 2007, col titolo Croce sbagliò: 'I Viceré' è un grande romanzo)

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