Gabrieli (1960)

Fonte:
Francesco Gabrieli, Abbozzi e profili, Sapri, Edizioni de "Il Centro librario", 1960.

«Leggo il Saluto alla Classense del vecchio amico [Manara Valgimigli], che per alcuni anni ne è stato il numen loci, prima di far ritorno alla sua Padova; e figlio qual sono di un bibliotecario, e amico di libri dalla prima infanzia, sento ancora una volta con commozione nella pagina di Valgimigli quella «religione delle lettere», che par così bene di casa in Romagna, tra la Malatestiana e la Classense, tra giovani pensosi e vecchi saggi. Di Renato Serra, io non ho fatto in tempo che a raccogliere l’eco, a contemplare la scia della luminosa meteora leggendo qualcosa di lui (tra cui quell’indimenticabile Dell’arte di leggere i Greci) e raccogliendo le testimonianze di chi lo conobbe e lo amò. Ma Valgimigli, grazie al cielo, ho fatto in tempo a conoscerlo di persona, dopo averne desiderata la conoscenza per anni, dagli ormai lontani anni di giovinezza.
Un pomeriggio di età preistorica, nell’oscura saletta della biblioteca della Facoltà di lettere romana a Palazzo Carpegna (oggi è scomparso, quel caro palazzo che tante cose ricordava di noi, e c’è al suo posto una rimessa di macchine senatoriali), passai più ore a divorare La mia scuola, i ricordi e le esperienze di quell’antico professore di liceo, rimasto educatore nell’anima anche dopo che fu salito alla cattedra universitaria.».
(Francesco Gabrieli, Valgimigli, in Abbozzi e profili, p. 111-113: 111; tra il 1919 e il 1926 la Facoltà di lettere ebbe sede a Palazzo Carpegna, che era stato unito all’adiacente palazzo della Sapienza con un cavalcavia provvisorio).

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