Mercati (1898-1904)

Fonte:
Carteggio Ceriani-Mercati, 1893-1907. Introduzione, edizione e annotazioni a cura di Cesare Pasini, con la collaborazione di Massimo Rodella, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 2019.

«Perdoni, se ho fino ad oggi tardato a scrivere la lettera di dimissione [da dottore della Biblioteca Ambrosiana]: durante il viaggio non ne avevo tempo né voglia. – Per l'assenza del P. Ehrle non so ancora che mi dovrò fare. – Ieri per curiosità esaminai il cod. 264 d'Holmes - Parsons; è singolare assai, e nella catena (tra cui si trovano gli scoli esaplari) è diverso assai dal nostro Palinsesto Ambrosiano. Lo studierò meglio. A Firenze [nella Biblioteca Laurenziana] trovai un fratello maggiore del C 98 Sup., meglio conservato e più antico di lui. Per me è una ventura, potendolo avere a prestito.»
(Giovanni Mercati, lettera ad Antonio Maria Ceriani, [Roma] 2 ottobre 1898, p. 175-176)

«Finora ho potuto studiar poco, perché abito lontano dalla biblioteca, e non vi posso tornar il dopo pranzo. Da qui innanzi, vi resterò fino alle 4 1/2 pomeridiane, e allora potrò spingere avanti i lavori costì incominciati. P. Ehrle è benissimo disposto per me e per i miei studî, e mi è largo di tutte le agevolezze che può farmi. E ringrazio Lei, che alla venuta di lui costì, volle parlargli in mio favore rammentandogli le mie strettezze. P. Ehrle ne fu tocco, e me lo disse appena giunse. Così io spero, che a tempo opportuno mi si provvederà convenientemente.
In biblioteca c'è da lavorare non poco; ma lo fo volontieri, perché veramente ce n'è di bisogno.»
(Mercati, lettera a Ceriani, Roma 4 novembre 1898, p. 182).

«Finora io mi debbo sacrificare affine di mettere assieme col buon Padre Ehrle in assetto questa biblioteca. Decine di migliaia di volumi giacevano in angoli; e persone che da 10 e 20 anni sono qui non ne sapevano e non ne curavan niente! È un orrore, perché intanto si spendeva e si correva il rischio di spendere per colmare lacune, che esistevano solo nella mente nostra. E poi, fuori del P. Ehrle, nessuno s'intende di libri, o ci ha passione: vorrebbero avere la pappa fatta, cioè trovar pronto quello che loro bisogna, senza far fatica. Ed è pure orribile a dirsi, che delle publicazioni fatte da personaggi della Biblioteca qui non se [ne] trova quasi nessuna: [...] eppure vivono e scampano alle spese della Biblioteca senza aiutarla; e se occorre, vedendo di mal occhio e facendo guerra a che vi si dedichi disinteressatamente con tutto il cuor suo. [...]
Dopo scritto quanto sopra, mi era come pentito, e voleva sopprimere la lettera; ma pensando che con Lei mi posso confidare pienamente, e che forse non Le sarà nemmeno inutile sapere certe cose e certi nodi, che una volta o l'altra dovranno pur venire al pettine, lascio correre. Così saranno tanto più contenti della loro e mia Ambrosiana, dove si vive in famiglia, e dove così alla buona c'è un ordine e c'è un catalogo quale sarà ventura aver qui dopo anni ed anni.»
(Mercati, lettera a Ceriani, Roma 7 marzo 1899, p. 190-192).

«Purtroppo qui [alla Biblioteca Vaticana] mancano certi libri, ma spero che presto avremo un sussidio straordinario per acquisto di libri biblici, e allora mi provvederò.»
(Mercati, lettera a Ceriani, Roma 25 gennaio 1904, p. 235).

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