Croce (1927)

Fonte:
Benedetto Croce, Lettere a Vittorio Enzo Alfieri (1925-1952), Milazzo, Sicilia nuova, 1976.

«Caro dr. Alfieri,
Posseggo questo libro, che è raro: Il Correggio - tragedia - tradotta dal danese - di: Oehlenschlaeger - Pisa, co’ caratteri di Firmino Didot – MDCCXII [ma 1812]. È preceduta da un avviso del traduttore e da un’epistola in versi dello stesso. Ma dal libro non si rileva chi costui fosse. Ho domandato a parecchi invano e ho fatto finora vane ricerche. Avevo sospettato che avesse mano in questa edizione il Rosini; ma non mi risulta. Forse costà [a Pisa] la ricerca è più agevole. Veda un po’, a tempo perso, se può cavarne il costrutto. [...]
L’esemplare da me posseduto apparteneva a Vincenzo Monti.»
(Benedetto Croce, lettera a Vittorio Enzo Alfieri, [Napoli, 28 gennaio 1927], p. 18)

«Gentilissimo Dr. Alfieri,
Mi si comunica che il traduttore di quella tragedia Correggio fosse un Olinto dal Borgo. Veda un po’ di pescarmi notizie di questo personaggio di ben nota famiglia pisana. La tragedia è stampata nel 1812, e il traduttore era in rapporto con alcuni signori Schimmelmann e Schubart, forse forestieri che soggiornavano allora in Pisa. Scrisse Olinto dal Borgo altre cose? Quando nacque e quando morì? Quale il nome di sua moglie? Ne domandi un po’ al [Attilio] Momigliano, lo preghi da parte mia di cooperare alla ricerca.»
(Benedetto Croce, lettera a Vittorio Enzo Alfieri, [Napoli, 29 gennaio 1927], p. 19)

I risultati delle ricerche su Olinto dal Borgo confluirono nel 1928 in un articolo pubblicato sulle pagine de «La critica» (Il «Correggio» di Oehlenschlaeger e Olinto dal Borgo, XXVI (1928), pp. 216-220). Qui Croce ringrazia Alfieri (non nominandolo, ma definendolo «giovane amico») per le ricerche condotte presso la Biblioteca universitaria di Pisa, con queste parole «Una notizia del catalogo della Universitaria di Pisa mi ha appreso che il traduttore fu un «Olinto dal Borgo», e un’altra notizia, attinta da un mio giovane amico, ha aggiunto che di cotesto Dal Borgo i presenti rappresentanti della famiglia hanno solo vaghi ricordi, e che tra l’altro egli fosse ai servigi del governo danese» (p. 216).

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