Biblioteca civica Berio (Genova)

Biblioteca civica Berio - sala di lettura (1987)zoom
Biblioteca civica Berio - sala di lettura (1987)

La Biblioteca civica Berio ebbe origine da una biblioteca privata, quella dell’abate Carlo Giuseppe Vespasiano Berio (1713-1794). Il religioso volle aprire al pubblico una biblioteca, ritenendo che le tre pubbliche già attive a Genova (una universitaria e le altre due di carattere religioso) non avessero un patrimonio utile alla cittadinanza. Stabilì che fosse situata nel palazzo Raggi in via del Campo e, consapevole che una città di lavoratori non concedeva molto tempo libero, volle che la biblioteca fosse aperta «nelle sere d’inverno ed anche nei giorni festivi».  Morto l’abate nel 1794, divenne di proprietà del Comune di Genova nel 1824 grazie agli eredi che la donarono a Vittorio Emanuele I, il quale a sua volta la lasciò alla città.
Il regolamento del 1824 stabiliva il seguente orario: dal 1° novembre al 30 marzo dalle 9 alle 14 e dalle 19 alle 22; dal 19 marzo al 30 settembre dalle 8 alle 13 e dalle 16 al tramonto per otto ore totali; nei giorni festivi era aperta sino alle 11. Nel 1831 la biblioteca fu spostata al piano nobile del Palazzo dell’Accademia, in piazza De Ferrari e assunse la denominazione di biblioteca civica. Il regolamento del 1888 sanciva l’apertura: dal 16 ottobre al 15 luglio dalle 9 alle 22 e nei festivi dalle 9 alle 15; dal 16 luglio al 15 ottobre dalle 9 alle 15 e chiusa nei festivi. Il prestito a domicilio venne istituito nello stesso anno ed era concesso «a tutte le persone residenti in Genova, le quali [...], presentino sufficienti guarentigie alla Commissione». Prestito e restituzione venivano effettuati ogni giorno dalle 10 alle 14, ma il prestito – concesso per un massimo di 3 mesi – non veniva mai erogato nello stesso giorno della domanda. Lettori in sala, opere consultate e prestiti a domicilio crebbero molto in quel periodo: nel 1888 i lettori erano stati 53.349, le consultazioni 56.264 e solo 7 i prestiti, mentre nel 1891 erano stati rispettivamente 72.375, 74.314 e 168. Nel 1892 durante la sera fu necessario sospendere la distribuzione delle tessere d’ingresso per mancanza di spazio, fino a quella data infatti erano solo 60 i posti disponibili. Il Municipio provvide ad aumentare la capienza a 170 posti e questo provocò un aumento di ingressi e consultazioni: da 79.624 lettori nel 1892 si passò a 93.528 nel 1893, mentre le consultazioni passarono da 81.595 a 93.868. Nel 1893 era inoltre aperta 7 giorni a settimana e i prestiti raggiunsero quota 464. La Berio possedeva tra gli altri il registro delle opere date giornalmente in lettura, il registro di quelle date in prestito e un registro delle «verificazioni quotidiane». Sempre nell’ultima decade dell’Ottocento venne stabilito di dotare la biblioteca di un nuovo catalogo adottando uno schedario con sistema Staderini.
Durante il periodo fascista la biblioteca poteva contare su un alto numero di lettori come riportano le statistiche: furono infatti 161.033 nel 1927, 140.920 nel 1928, 96.002 nel 1929, 90.944 nel 1930 e fino al 31 ottobre 1931 furono 72.109, mentre il prestito toccava una media di 1000 operazioni l’anno. Inoltre, dal 1930 non venne più utilizzato un registro per appuntare le richieste, ma venne introdotto il sistema a schede. Il successo dell’istituzione veniva confermato anche a ridosso della guerra quando nel 1940 toccò la media di 700 presenze giornaliere, e alla fine dell’anno i lettori erano stati 549.004, mentre 19.491 le richieste di prestito. In quell’epoca nella maggiore delle sale di lettura potevano trovare posto 150 persone; le altre sale erano riservate rispettivamente ai professori, ai professionisti e agli studenti degli istituti superiori, alle signore e signorine. Rimaneva aperta al pubblico dodici ore al giorno da ottobre a luglio, e 6 ore e mezza negli altri mesi.
Gravemente danneggiata dai bombardamenti subiti nell’ottobre e nel novembre 1942, la biblioteca ha perso i cataloghi, e circa il 65% dei propri volumi, che all’epoca ammontavano a oltre 150.000. Per i gravi danni bellici riportati rimase chiusa per 14 anni, e riaprì le proprie sale, sia pur funzionando ancora parzialmente, solo il 12 maggio 1956. Protagonista di questa fase di ricostruzione fu Giuseppe Piersantelli che vi lavorò dal 1951 e vi tornò nel 1967 come vincitore del concorso per il posto di bibliotecario capo del Comune di Genova. Altra figura emblematica fu Rossella Piatti che aveva cominciato a lavorare alla Berio nel 1953 e passò nel 1979 alla direzione di tutte le biblioteche civiche. Sotto la sua supervisione la biblioteca venne trasferita nei primi mesi del 1998 nella sede attuale, un edificio costruito appositamente nell’area dell’ex Seminario arcivescovile. La Biblioteca civica Berio continua a svolgere sia il ruolo di biblioteca di pubblica lettura sia quello di biblioteca storica di conservazione.

Letizia Vagli

Sito della Biblioteca: <http://www.bibliotechedigenova.it/berio>

Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-GE0036>

 

Amedeo Benedetti, La Biblioteca civica Berio di Genova: storia e patrimonio di una delle più importanti istituzioni bibliotecarie della Liguria, «Biblioteche oggi» (aprile 2007), p. 49-57.

Girolamo Bertolotto, La Civica Biblioteca Beriana di Genova: notizie storiche e statistiche, Genova, Pagano, 1894.

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