Biblioteca dell'Istituto archeologico germanico

Deutsches Archaeologisches Institut Rom

Biblioteca dell'Istituto archeologico germanico
Biblioteca dell'Istituto archeologico germanico

Il Deutsches Archäologisches Institut Rom - Istituto archeologico germanico di Roma trae le sue origini dall’Instituto di corrispondenza archeologica, fondato nel 1829 con sede sul Campidoglio. Inaugurato il 21 aprile di quell’anno, primo degli istituti culturali stranieri con sede a Roma, l’Instituto di corrispondenza archeologica aveva l’obiettivo di promuovere la ricerca archeologica relativa all’Italia e al Mediterraneo e favorire gli scambi tra l’Italia e gli altri paesi europei. Auspici dell’istituzione, furono i tre ambasciatori di Prussia presso la Santa Sede che si succedettero tra il 1816 e il 1838: Wilhelm von Humboldt, Bartold Georg Niebuhr e Christian von Bunsen che si prodigarono per mettere a disposizione le risorse necessarie alla fondazione, che si realizzò grazie all’iniziativa di Eduard Gerhard, August Kestner e Theodor Panofka all’interno dell’Hyperboräische Römische Gesellschaft e ai contatti stabiliti dai più importanti archeologi locali, Carlo Fea e Antonio Nibby.
Sebbene i principali promotori della fondazione fossero tre tedeschi residenti a Roma e sebbene il principe prussiano fosse il principale sovvenzionatore, l’Instituto era un’associazione privata e sovranazionale che contava sulla partecipazione di studiosi non solo tedeschi, ma anche francesi, inglesi, danesi e soprattutto italiani.
Dopo vari decenni di ricerche e l’attiva collaborazione ad alcune importanti imprese culturali – prima fra tutte l’allestimento del Corpus Inscriptionum Latinarum coordinato da Theodor Mommsen – in seguito agli eventi della guerra franco-pussiana, nel 1871 l’Istituto di Corrispondenza Archeologica entrò a far parte delle istituzioni scientifiche del nuovo impero germanico. Nel 1874 pervenne alla biblioteca la “Collezione Parthey”, costituita da circa 2.500 volumi di filologia classica appartenuti all’egittologo Gustav Parthey con edizioni del Sei e Settecento; nel 1879 venne donata anche la “Bibliotheca Platneriana”, lascito del barone Ferdinand von Platner, ricca di circa 5.000 volumi sulla storia delle città italiane. Durante la guerra 1914-1918, la biblioteca del Deutsches Archäologisches Institut venne tutelata dall’Ambasciata svizzera, e curata dal bibliotecario svizzero Alfred Joller. Nel 1919, terminato il conflitto, venne posta sotto sequestro, e trasferita a Castel Sant’Angelo, dove venne custodita da Luigi De Gregori. Lo stesso De Gregori e Benedetto Croce impedirono che si procedesse all’incameramento, da parte dello Stato italiano, del patrimonio delle biblioteche tedesche e Croce, in qualità di ministro della pubblica istruzione, stipulò con le autorità tedesche un accordo in base al quale le biblioteche sarebbero rimaste in loro possesso, purché si impegnassero a non spostarle da Roma, e a offrire agli studiosi italiani lo stesso diritto di accesso riservato agli studiosi tedeschi. La restituzione alla Germania del DAI avvenne il 20 agosto 1920. La biblioteca venne allora trasferita in quella che è la sua sede attuale, in via Sardegna 79, e riaperta al pubblico il 3 dicembre 1924.
L’incremento della biblioteca dopo le vicende belliche riprese grazie all’opera di Ludwig Curtius direttore dal 1° marzo 1927, che istituì, fra l’altro, l’importante sezione fotografica dell’Istituto. Attorno al 1934, durante la gestione del bibliotecario Jan W. Crous, la consistenza delle raccolte era già di circa 48.500 volumi, oltre i 5.000 della “Bibliotheca Platneriana”, e una collezione di fotografie che comprendeva, tra negative e copie, circa 80.000 fotografie. Dopo il 1934 Kurtius venne congedato dal governo nazista e la direzione venne assunta da Armin von Gerkan.
Dopo l’8 settembre 1943 si procedette all’evacuazione delle raccolte documentarie e al loro immediato trasferimento in terra tedesca. Dopo il conflitto, in base all’antico accordo stipulato da Croce, Rodolfo Siviero (il diplomatico che si occupò del recupero delle opere d’arte italiane) ottenne che le raccolte tornassero a Roma nel 1946. Verso il 1958 la biblioteca contava circa 70.000 volumi, mentre la fototeca aveva una collezione di 120.000 fotografie. Attualmente la biblioteca, specializzata in archeologia, egittologia e filologia classica, dispone di oltre 300.000 e di circa 2000 testate di riviste. La fototeca conta circa 300.000 pezzi.

Eleonora De Longis

Sito dell'Istituto: <https://www.dainst.org/>

Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-RM0676>

Gianfilippo Carettoni - Massimiliano Pavan - Hans Georg Kolbe, L’Istituto di corrispondenza archeologica, Roma, Istituto di studi romani, 1980.

Bernard Andreae, L’Istituto archeologico germanico di Roma, in: Speculum mundi: Roma centro internazionale di ricerche umanistiche, introduzione di Massimo Pallottino, a cura di Paolo Vian, Roma, Unione internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia dell’arte in Roma, 1992, p. 155-179.

Amedeo Benedetti, Le grandi biblioteche tedesche in Italia, «Bollettino AIB», 49 (2009), n. 4, p. 545-562.

Biblioteca dell'Istituto archeologico germanico - sede al Campidoglio
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