Muñoz (1960)

Fonte:
Antonio Muñoz, Biblioteca Chigiana, «Almanacco dei bibliotecari italiani», 1960, p. 195-197.

«Il trasferimento del Ministero degli Esteri da Palazzo Chigi, avvenuto in questi giorni, mi fa tornare in mente il ricordo degli anni lontani, anzi purtroppo lontanissimi, dei primi del Novecento, quando frequentavo la biblioteca appartenente alla nobile famiglia proprietaria del grandioso edifìcio barocco. A pensarci bene il verbo frequentare non è forse il più adatto, riferito alle mie apparizioni in quel luogo, perché la Chigiana era aperta soltanto la mattina del giovedì, dalle nove a mezzogiorno, e solo nella stagione invernale, ma per le festività che si incontravano con quel giorno, e più, come dirò, per l'assenza del bibliotecario, era accessibile sì e no, dieci o quindici volte all'anno. E per esservi ammessi occorreva naturalmente il beneplacito del proprietario, il gentilissimo principe D. Mario Chigi [...]. Bibliotecario, credo a titolo puramente onorario (cioè senza onorario!) era il pur vecchissimo Giuseppe Cugnoni, professore di letteratura latina alla Sapienza, che era stato in anni lontani magnifico rettore dell'Università. [...] Nei suoi ultimi anni, talvolta per non esporsi a raffreddori, faceva lezione in casa, e perfino stando a letto [...]. Per le stesse ragioni di salute alla Chigiana erano più i giovedì che non si faceva vedere, e dopo averlo atteso per una buona mezz'ora gli aspiranti lettori se ne tornavano mogi mogi giù pei cento gradini di una scala secondaria del palazzo: la biblioteca occupava l'altana che corona l'edificio. I lettori, per esser precisi, erano due soltanto: il sottoscritto, allora giovanissimo, ancora studente, e l'anziano professor Schmurlo [Evgenij Šmurlo], un dotto venuto per impiantarvi un istituto storico russo, autore, dicevano, di una pregevole storia del suo paese. Aspettando pazientemente ci sedevamo sui gradini, e io profittavo di quell'attesa per fare un po' di pratica della lingua russa che andavo allora studiando; il professore pazientemente correggeva i miei infiniti spropositi. Un tremolante usciere aspettava con noi; ma non poteva aprire la biblioteca finché Cugnoni non fosse arrivato. Quando già stavamo, rassegnati, per andarcene, sentivamo il passo dell'atteso bibliotecario, che saliva ansimando. Qualche rara volta il principe D. Mario veniva a salutare il professore suo coetaneo. [...]
Io nella Chigiana, che è ricca di inestimabili tesori, mi interessavo dei codici miniati, dei quali pubblicai un catalogo nella parigina «Revue des Bibliothèques» (ott.-dic. 1905). Ce ne sono, come è noto, di bellissimi; prezioso quello trecentesco delle Cronache di Giovanni Villani, allora non conosciuto, illustrato da 252 miniature; e un gruppo di codici miniati del sec. XI, provenienti dalla celebre abbazia benedettina di Farfa. Mirabile è il Messale delle sei messe, con miniature a piena pagina, su fondo purpureo, col rovescio del foglio dorato, opera di artisti senesi, della fine del Quattrocento. Molti manoscritti provengono dalla biblioteca di Pio III. Potei fotografare, e pubblicai in un volumetto sui Codici greci miniati delle minori biblioteche di Roma, le miniature di due codici bizantini, una Catena dei Profeti del sec. XI, e un Dioscoride del XV.
Un brutto giorno ci fu comunicato che la biblioteca per molto tempo resterebbe chiusa. Don Mario Chigi era morto, e il nuovo principe, Don Ludovico, era in trattative per vendere la biblioteca all'Istituto Storico Prussiano, che si impegnava a mantenerla in Roma, ammessa però al regolamento delle biblioteche tedesche; il che voleva dire che a un certo momento a Roma potevano rimanere gli scaffali, e i volumi trovarsi in prestito in Germania. Il Vaticano fece sapere che non gradiva questa combinazione; tra l'altro c'erano nella biblioteca molte carte relative al pontificato di Alessandro VII, il papa Chigi. Don Ludovico, Maresciallo del Conclave, rinunciò alla vendita. La biblioteca si riaprì, ed io potei studiarvi allora molte carte relative al Bernini e ai progetti di abbellimento di Roma di quel pontefice.
Quando poi [nel 1918] il palazzo fu acquistato dal Governo che vi insediò il Ministero degli Esteri, fu compresa nell'acquisto la biblioteca, che venne aggregata alla Casanatense. Ricordo la gioia del bibliotecario della Casanatense, il dinamico Ignazio Giorgi, quando poté ricevere quel materiale prezioso. Ma la gioia fu di breve durata! In omaggio al pontefice bibliotecario, il nostro Governo fece dono al Vaticano della raccolta chigiana, considerata come biblioteca papale, e Pio XI, benché fosse ancora lontana la Conciliazione, accolse con piacere il magnifico omaggio; mi pare che ciò avvertisse nel 1923.»

(Antonio Muñoz, Biblioteca Chigiana, «Almanacco dei bibliotecari italiani», 1960, p. 195-197).

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