Pintor-Gentile (1904)

Fonte:
Giovanni Gentile, Giovanni Gentile e il Senato: carteggio (1895-1944), a cura di Emilia Campochiaro, Lucia Pasquini, Alessandra Millozzi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004

«Mio carissimo Gentile,
Altri capitoli delle Confessioni, col titolo di Confessioni, non ci sono, nelle annate 1858-1859, e neppure in quelle 1860-1861 della Rivista contemporanea. Ma c’è qualche altra cosa che ti può interessare. Nel fasc. sett. 1858 (vol. 111 dell’annata), a pp. 337-354 è uno scritto di L. Ferri, Intorno alla filosofia esposta nelle Confessioni del Mamiani e alle dottrine platoniche. [...]
Domani mi spingerò più avanti: ma se non ti riscrivo vorrà dire che il risultato è stato negativo.»
(Fortunato Pintor, lettera a Giovanni Gentile, [Roma] 4 luglio [1904], p. 160-161)

«Mio carissimo Pintor,
Hai cercato anche troppo; basta, basta; e manda alla malora questo gran seccatore del Mamiani, che non merita davvero tante fatiche, quante ne hai durate tu per amor mio. Luigi Ferrari m’aveva fatto nascere il sospetto, perché afferma che la 1a ed. delle Confessioni uscì nella R. Cont. [Rivista contemporanea] dal 1856 al 1859; e voleva accennare forse al séguito polemico che ebbero i primi capitoli. Scusami, o pigliatela, se credi col Ferri. Io non ti posso ringraziare per ora, perché non ho finito.
Potresti tu riscontrarmi il cod. vaticano 3359 contenente l’autografo del De ignorantia del Petrarca? Io non sono stato mai alla bibl. Vaticana e non so se ci siano difficoltà da superare per vedere i codici. Se non ce ne fossero, tu mi dovresti ricopiare dal f. 28 il passo che comincia “Platonem prorsum illis et incognitum...” e finisce dopo poche righe: “...honestisque principiis obstitisset, ut solita est” – badando bene se non ci sia nulla nell’ultimo periodo di questo brano tra precipue e Barlaam. M’interesserebbe avere questa comunicazione, possibilmente, fra una settimana. Ma puoi tu farmi questo favore? Il passo è riferito appunto secondo l’autografo dal De Nolhac (Pétrarque et l’humanisme, 1892, p. 324); ma devo essere proprio sicuro che il De Nolhac, che tenne innanzi l’ediz. scorrettissima di Basilea 1581 non abbia tolto tra il precipue e Barlaam p.e. un apud (che a me importerebbe molto) e che trovo nella 1a ediz. del De ignorantia di Venezia 1501.
È annunziata d’imminente pubblicazione un’ediz. di questo autografo a cura di L.M. [Luigi Mario] Capelli; ma questo non credo che possa farti incontrare difficoltà nella Vaticana.
Non ti meravigliare di queste mie ricerche. Sai che scrivo la storia della filos. ital. pel Vallardi, e qui mi occupo anche del Petrarca. E il passo che ti chiedo del De ignor. è importantissimo per determinare la conoscenza che il P. [Petrarca] ebbe di Platone»
(Giovanni Gentile, lettera a Fortunato Pintor, Napoli 6 luglio 1904, p. 163-164)

«Mio Caro Gentile, La Vaticana è chiusa, come ogni anno, dal giugno all’ottobre: ed è clausura pretesca: di difficile violazione, quindi, per chi... non sia prete! [...] Ieri ho mandato in Vatic. un messo – l’amico [Ferdinando] Neri – che è amico del [Marco] Vattasso – uno degli scrittori della Biblioteca: ma disgraziatamente il Vattasso è in licenza. Ora ho scritto al [Giovanni] Mercati, che conobbi una volta per mezzo del p. [Giuseppe] Boffito, ed aspetto la tua risposta. Perché è un altro mondo, quello di là dal Tevere; e non basta, per arrivarci, prendere il tram di S. Pietro! Più diritta è la via di Propaganda Fide, e più diritta ancora quella di Padre Martin e dei gesuiti... Ma sono, codeste, le vie degli eletti!
Concedimi dunque una proroga, che speriamo rechi frutto.»
(Fortunato Pintor, cartolina a Giovanni Gentile, [Roma, 18 luglio 1904], p. 166-167)

«Mio impareggiabile Pintor, – Siccome del mio articolo terrò presso di me le bozze fin verso il 10 agosto, se a te o ad uno degli amici tuoi riuscisse di dare una capatina nella Vaticana, fino a quel giorno sarei in tempo per poter aggiungere allo scritto la nota occorrente nel caso che la collazione mi dimostrasse inesatto il testo di De Nolach [sic]. Dunque, voglio sperare che pel mezzo del Mercati ti riesca di vedere quel ms.»
(Giovanni Gentile, cartolina a Fortunato Pintor, [Napoli 20 luglio 1904], p. 168)

«Mio carissimo Gentile,
T’accludo la collazione o trascrizione del passo: fatta non di mia mano, come avrei desiderato. Ero riuscito ad avere accesso alla Biblioteca, in via straordinarissima, per mezzo del gentile e dotto p. Boffito; e avevo anzi un appuntamento con lui, che mi avrebbe presentato al padre [Franz] Ehrle, per una delle scorse mattine. Ma mi sopravvenne un po’ di febbre, che mi ha reso invalido, durante gli ultimi giorni che ho passato a Roma. E allora il nostro buon [Luigi] Ferrari è corso lui, in Vaticana, per giustificare la mia assenza; e per sostituirsi a me nella trascrizione. Ma non ce n’è stato bisogno: perché il p. Boffito ha voluto far da sé: anche perché sapeva che il passo serviva a te, per cui ha grande ammirazione. – A lui dunque, se vorrai, potrai mandare una carta da vista (a Roma, Collegio dei Barnabiti. Via Tata Giovanni (22, mi pare): ma già l’ho ringraziato io)»
(Fortunato Pintor, biglietto a Giovanni Gentile, La Consuma (Pontassieve) 3 agosto [1904], p. 169)

«Mio caro Pintor,
[...] Il De Nohlac mi ha dato ragione in tutto, dichiarandosi mortificato per quell'apud
(Giovanni Gentile, cartolina a Fortunato Pintor, [Napoli 14 ottobre 1904], p. 174)

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