Baccini (1904a)

Fonte:
Ida Baccini, La mia vita: ricordi autobiografici, Roma-Milano, Società editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati e C., 1904.

«I signori Saletti (Brandimarte, sua cognata e la figliuola) mi avrebbero voluto spesso loro ospite tanto in villa come nella loro sontuosa abitazione di Firenze, posta in via Tornabuoni e precisamente in quel bel palazzo Feroni dov'è, ora, il Circolo filologico.
Ma il babbo non permise mai quella familiarità, anche perchè la mia fiorente giovinezza e la natural cortesia del commendatore non dessero luogo a commenti spiacevoli per la mia reputazione.
Coi nuovi guadagni del babbo e la giudiziosa economia della mamma, mi fu concesso di appagare uno dei miei desiderii più ardenti; quello di abbonarmi al Gabinetto letterario di G. P. Vieusseux: a quel Gabinetto in cui, gravi per età, ma ancor giovani d'anima e di cuore, convenivano ancora il Tommaseo, il Capponi, il Lambruschini!
Ricorderò sempre il giorno in cui per la prima volta misi il piede nel Gabinetto, posto allora nel palazzo Buondelmonti, in piazza Santa Trinita.
Mi venne premurosamente incontro il cavaliere Eugenio Vieusseux, uno degli uomini più signorilmente belli e cortesi ch’io m'abbia veduto.
Gli dissi che mi sarei abbonata per sei mesi e che desideravo conoscere subito qualche bel romanzo francese, moderno.
Il signor Eugenio consultò con gli occhi la mamma che sorrise, approvando col capo. No, non era quella la risposta che egli sollecitava. E allora (come ricordo quelle parole dettate da un sentimento squisito, se non giusto, di rettitudine paterna!) disse:
– I romanzi francesi moderni non sono troppo adatti a lei, signorina: è troppo giovane per capirli e... per apprezzarli. Pure, per mostrarle che non sono un orso, le darò un bel romanzo, non scritto precisamente ieri, ma... neanche nei tempi preistorici.
E mi porse Le roman d'un jeune homme pauvre, di Octave Feuillet!
Non lo conoscevo e lo lessi con molto piacere; ma per quel bisogno imperioso di sincerità che è nel mio carattere e che m'ha procurato tanti dolori, non potevo lasciare il signor Eugenio nella convinzione che io fossi una delle solite signorine a cui il severo papà non ha permesso che i Promessi sposi del Manzoni e il Niccolò de' Lapi del D'Azeglio... Forse, in quel bisogno di sincerità c'entrava anche un po' di vanità... femminile. Erano allora così poche, così poche, le ragazze che all'età mia avessero inghiottito una sì inverosimile quantità di libri, tanto diversi, tanto opposti fra loro!
Comunque la cosa fosse, la prima volta che, deludendo un po' la sorveglianza della mamma, occupata a sfogliare un album di caricature, potei parlare col cav. Vieusseux, gli dissi francamente, senza spavalderie e senza falsa modestia:
– Senta, caro signore: per certe condizioni speciali della mia famiglia ho avuto sempre molta libertà nella scelta delle mie letture; quindi ella mi dia liberamente il Catalogo o – se vuol proprio obbligarmi – mi favorisca i libri moderni più notevoli.
Il cav. Vieusseux rimase un po' sorpreso: ma siccome era un uomo di spirito e, dopo tutto, non era obbligato a far con me la parte di Catone il censore – mi suggerì subito il Daudet, il Theuriet, il Loti, tutta la gloriosa falange della Francia romantica moderna.
Da quei maghi dello stile risalii dolcemente la corrente e mi sprofondai – è la vera parola – in Teofilo Gautier, nella Sand, in Victor Hugo, in Alfred de Musset e nel divino insuperabile Balzac, di cui lessi in poche settimane tutta la Comédie humaine

(Ida Baccini, La mia vita, p. 89-91).

Gli abbonamenti di Ida Baccini alla circolante Vieusseux, con l'indicazione dei vari recapiti, risultano registrati nel Libro dei soci (Archivio Storico del Gabinetto Vieusseux XIX 2B). Tra il 1870 e il 1909 sono segnalati i seguenti domicili: 21 luglio 1870 (presso Andrea Salomoni Cartolaro via S. Gallo 35); anche il nome del marito Ida Cerri Baccini, 29 dicembre 1876, 18 luglio 1878 (via Militare 8 p.2 ) e 16 febbraio 1880 (viale del Pallone 6), con il suo solo nome, 9 novembre 1898 (Duomo 22, 1° piano), 11 aprile 1904 (via dell'Anguillara 2), 25 novembre 1909 (Piazza del Duomo), iscritta personalmente dal direttore Carlo Vieusseux, forse in omaggio ad una scrittrice ormai famosa.
Nel Libro del prestito (Archivio storico del Gabinetto Vieusseux XIX 2C) risultano poi alcuni prestiti della Baccini nei primi anni del ‘900: nel 1901 (16 settembre) Anatole France, Balthasar (1889) e il 18 ottobre G. D'Annunzio, La gloria (1899); il 28 ottobre 1902 C. Lombroso, La donna delinquente, la prostituta e la donna normale (1893); il 30 1904 F. Brunetière, Nouveaux essais sur la littérature contemporaine (1895); il 14 settembre 1905, la prima traduzione francese di Wuthering heights di Emily Brontë, con il titolo L’amant (1892).
(cfr. Il Vieusseux dei Vieusseux: libri e lettori tra Otto e Novecento (1820-1923), a cura di Laura Desideri in collaborazione con Francesco Conti, premessa di Gloria Manghetti, Firenze, Polistampa, 2020, p. 173-174).

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