D'Ancona (1873)

Fonte:
Alessandro D'Ancona, Ricordi ed affetti, Milano, Fratelli Treves, 1902.

«Ma eccolo [il professore di ginnasio di prima nomina] finalmente arrivato al luogo ov'è destinato. Là trova costumi differenti dai consueti, e ai quali pur bisogna adattarsi: la vita è semplice, ma nondimeno costosa, perchè mancano generalmente tutti i comodi di trattorie, camere ammobiliate, dozzine, ecc., proprj dei paesi dove è nato e cresciuto; mancano libraj, mancano Biblioteche, o ve n'ha forse soltanto qualcuna composta di avanzi dei soppressi conventi, e inutile affatto alle necessita dell'odierna cultura. Intanto il borsello è vuoto, e sarebbe impossibile provvedersi da per sè di tutti i mezzi necessarj a ben insegnare. e a progredire, insieme, negli studj. [...]
Dovrebbesi cominciare col far nascere artificialmente quello che si chiama ambiente scientifico, nei luoghi ove manca del tutto, largheggiando nel somministrare i mezzi necessarj allo studio. Incaricato di ispezioni governative nei Licei, ho sempre trovato nelle istruzioni ministeriali la dimanda dello stato in che fossero le Biblioteche scolastiche. In verità, dopo un paio di volte, mi veniva quasi da ridere, ma solo per non piangere, quando mi sentivo costretto di rivolger cotesta dimanda ai Presidi: e notisi che parlo di Licei di prima e seconda classe. Il titolo di Biblioteca, appropriato ad un accozzo fortuito di pochi libri, è veramente uno scherno: nè il Ministero dovrebbe ignorare che cosa sieno coteste Biblioteche liceali. Meno male che trattavasi di istituti posti in città abbastanza grandi e civili, e i professori e gli alunni volenterosi potevano nelle Biblioteche governative o municipali trovar modo di istruirsi, e qualche volta anche tenersi a giorno dei progressi scientifici. Ma che dire dei luoghi ove dal secolo XVI e dall'infausta dominazione spagnola in poi, è cessata ogni cultura ed operosità, e che appena adesso cominciano a sentire i benefici effetti della vita nazionale, materialmente ricongiungendosi coi maggiori centri per mezzo di strade, e intellettualmente coi commerci scientifici e colle scuole? Ivi le Biblioteche o mancano affatto, o sono antiquate ed insufficienti. È necessario adunque che il Governo consacri qualche poco di danaro, invitando a contribuirvi anche i Comuni e le Provincie, per far sorgere in codesti luoghi Biblioteche ginnasiali e liceali, che debbano servire non tanto a quella che chiamasi cultura popolare, alla più seria cultura scientifica e didattica. Così almeno agli insegnanti, e specialmente ai più giovani, lo svantaggio di trovarsi in regioni assai lontane dal moto civile odierno, e fra mezzo a costumanze in gran parte dissimili da quelle più generalmente diffuse, sarà compensato dall'aver modo almeno di pascer l'intelletto e continuare nello studio, anzichè annighittirsi nell'ozio e nel tedio.»

(Alessandro D'Ancona, Placido Cerri, in Ricordi ed affetti, p. 105-153: 113, 119-121. Pubblicato originariamente nel 1873, col titolo Le tribolazioni di un insegnante di ginnasio, su «La nazione», come lettera aperta a Celestino Bianchi).

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