Svevo (1928)

Fonte:
Italo Svevo scrittore; Italo Svevo nella sua nobile vita, Milano, Morreale, 1929.

«La vita d'Italo Svevo alla Banca è descritta accuratamente in una parte del suo primo romanzo Una Vita. Quella parte è veramente autobiografica. Ed anche le due ore serali di ogni giorno passate alla Biblioteca Civica vi sono descritte. Si trattava finalmente di conquistarsi un po' di cultura italiana. Per varii anni passò quelle ore con Machiavelli, Guicciardini e Boccaccio. Poi fu introdotto nei suoi studii un qualche ordine dalla conoscenza delle opere di Francesco De Sanctis. Ed intanto anche i contemporanei ebbero grande influenza su lui: il Carducci specialmente. Forse per l'influenza del Carducci – e se ne dichiarò amaramente pentito – non amò in quell'epoca, quando si sentiva abbastanza giovanile per apprendere ancora, il Manzoni. Ma anche la passione per il romanzo francese non gliene lasciò il tempo. Una Vita è certamente influenzato dai veristi francesi. Lesse molto Flaubert, Daudet e Zola, ma conobbe molto di Balzac e qualche cosa di Stendhal. Nelle sue letture disordinate si fermò lungamente al Renan. Però il suo autore preferito divenne presto lo Schopenhauer, e forse fu al grande filosofo che si deve il pseudonimo di Italo Svevo che per la prima volta apparve sulla copertina di Una vita

([Italo Svevo], Un profilo autobiografico di Italo Svevo, in: Italo Svevo scrittore; Italo Svevo nella sua nobile vita, Milano, Morreale, 1929, p. 3-16: 5-6. Lo scrittore stese questo profilo in terza persona per l'editore nel 1928, a partire da una traccia fornitagli dall'amico giornalista Giulio Cesari).

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