Levi Della Vida (1966a)

Fonte:
Giorgio Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, Venezia, Neri Pozza, 1966.

«A malincuore o no che si fosse trasferito nella dimora degli Orsini, don Leone [Caetani] vi poté allogare la sua grande biblioteca con maggior dignità e maggior comodità che non avesse sotto le travature del tetto in via delle Botteghe Oscure. Tuttavia i libri non rimasero a lungo nell’ampio salone che li aveva accolti: appena qualche anno dopo (non ricordo la data con precisione) attraversarono il Tevere ed entrarono a palazzo Corsini in via della Lungara, sede dell’Accademia dei Lincei, e colà rimasero.
Da tempo l’autore degli Annali dell’Islam vagheggiava l’idea di dare assetto stabile e di assicurare un avvenire vitale alla grandiosa impresa iniziata in gioventù, e alle soglie della vecchiaia, ancora lontana dalla conclusione: una fondazione autonoma dotata di mezzi finanziari sufficienti ad assicurarne il mantenimento e il funzionamento avrebbe continuato a percorrere, nei modi e nelle dimensioni adeguati alle capacità e ai gusti di coloro che fossero per esserli preposti, la via segnata dal fondatore, sia conducendone a termine i lavori incompiuti, sia (alternativa da prevedersi più frequentemente scelta) fornendo a questi sussidi di materiali e d’indagini colla pubblicazione di testi inediti e di monografie originali relativi a questo o a quell’aspetto della vasta e molteplice civiltà dell’Islam. Nucleo della Fondazione Caetani per gli Studi Islamici sarebbe stata la biblioteca, sua ospite e patrona l’illustre accademia iniziata da Federico Cesi che aveva coltivato lui stesso agli studi arabi al principio del secolo decimosettimo; sue disponibilità finanziarie quelle fornite dal fondatore in vita e, dopo, dal reddito di una cospicua dotazione che egli le avrebbe assegnata per testamento.
Se nel compiere così per tempo il primo passo per dare una vita almeno embrionale alla sua fondazione (l’atto di costituzione è del 6 gennaio 1924) Caetani nutrisse già il proposito segreto di staccarsi anche fisicamente dai suoi libri (fossero suoi in quanto posseduti o in quanto composti da lui), non sono in grado di affermare, benché più volte me ne sia venuto il sospetto. Certo è che durante alquanto tempo passò gran parte della giornata nei nuovi locali della biblioteca a palazzo Corsini, ancora assorto (in apparenza almeno) nel consueto lavoro scientifico; e finì addirittura col prender dimora stabile nelle vicinanze, in un villino a mezza costa dal Gianicolo, separato dalla moglie e dal figlio.»
(Giorgio Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, pp. 63-64)

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