Biblioteca civica Pietro Acclavio (Taranto)

Biblioteca Acclavio
Biblioteca Acclavio

Il primo tentativo di concepire una biblioteca pubblica a Taranto si deve al conte e poeta Tommaso Niccolò D’Aquino (1665-1721), che mise a disposizione degli studiosi tarantini la sua ingente raccolta. Più tardi, anche l’arcivescovo di Taranto Giuseppe Capecelatro, istituì nel 1797 una pubblica biblioteca ospitandola nei locali dell’Episcopio. Tuttavia, la prima biblioteca comunale fu istituita dall’erudito Gaetano Portacci nella seconda metà dell’Ottocento, concretizzando un’esigenza che veniva avvertita da più strati sociali. Nel 1867 il Consiglio comunale nominò direttore Portacci e nel 1868 venne aperta al pubblico. Con la morte di Portacci la biblioteca rimaneva sprovvista di personale e ancora nel 1881 risultava non fruibile.
La donazione nel 1891 alla città della biblioteca di Pietro Acclavio (contenente la raccolta del padre Domenico, illustre giurista) sancì una modifica assai profonda per la fisionomia della comunale, tanto da rivelarsi una vera e propria rifondazione. L’anno successivo l’avvocato Filippo Ricciardi fu incaricato di dirigere la biblioteca e nel 1894 veniva approvato il primo regolamento. Esso prevedeva tra l’altro la costituzione di un archivio in cui dovevano confluire gli atti e i verbali delle Commissione gratuita di vigilanza, che aveva l’impegno di redigere un rapporto annuale sull’andamento della biblioteca e segnalare il numero dei lettori e le opere più richieste. Il prestito non era consentito e il bibliotecario doveva assicurarsi che nessun libro venisse portato all’esterno; doveva, inoltre, conservare un album all’interno del quale le persone illustri, che visitassero per la prima volta la biblioteca, apponevano almeno la propria firma con data e per chi volesse un motto. I lettori per ottenere i volumi – massimo quattro – dovevano compilare un «bollettario a madre e figlia», di cui questa ultima parte veniva restituita nel caso in cui il libro reso dall’utente risultasse in buono stato.
La biblioteca era aperta al pubblico tutti i giorni eccetto quelli festivi e nel periodo dal 15 settembre al 15 ottobre; l’orario per la lettura veniva stabilito dalla Commissione a seconda delle stagioni. In sala lettura il pubblico non poteva utilizzare carta, matite o penne. Inoltre, i lettori «non si potranno situare fuori dei tavoli destinati per la lettura, questi saranno sempre liberi da cappelli, pastrani ed altri oggetti che possono fare ingombro». Era fatto divieto agli utenti di avvicinarsi agli scaffali, e soltanto l’impiegato poteva recuperare i volumi richiesti. Tra le altre prescrizioni l’art. 43 enunciava che «I giovani studenti [...] non potranno richiedere romanzi [...], né libri semplicemente dilettevoli. È assolutamente vietata la lettura dei libri che offendono il buon costume od illustrati con figure oscene, meno che agli uomini di senno maturo che abbiano già oltrepassato il venticinquesimo anno di età».
Da un articolo di lamentele comparso sul quotidiano La voce del popolo nel febbraio 1900, sappiamo che la biblioteca era chiusa al pubblico dall’ottobre dell’anno precedente e che i maggiori frequentatori erano «giovani studiosi e bibliofili».
Il prestigio della biblioteca si affermò pienamente con la nomina a direttore di Vito Forleo nel 1910, che rimase in carica fino al 1949.  Nel 1951 venne inaugurata, grazie ai finanziamenti statali, la sala lettura, rinnovata nei servizi e dotata di suppellettile moderna, anche se permanevano i problemi legati allo spazio, al personale e il prestito interno ed esterno andava riorganizzato.
Sin dalla sua istituzione l’Acclaviana ha sofferto il fatto di non essere ospitata in una sede idonea e appositamente progettata per accogliere tutto il patrimonio librario cittadino, e di questo ha sempre risentito il servizio al pubblico, sia quantitativamente che qualitativamente. Si resero necessari diversi cambi di sede per cercare di ovviare al problema: nel 1923 la biblioteca venne trasferita al primo piano del Palazzo degli Uffici, nel 1940 nel Palazzo del governo sul lungomare e nel 1966 un’altra sede venne aperta sempre al primo piano di Palazzo degli Uffici.
Nel corso del dopoguerra, nonostante la ricca dotazione di opere moderne, la biblioteca non riusciva a rispondere alle nuove esigenze della cittadinanza a causa della mancanza di spazi e di personale qualificato. La provincia di Taranto era infatti allora quella con meno biblioteche in tutta la Regione, e nel 1974 poteva annoverare soltanto 11 biblioteche comunali.
L’attuale sede, all’interno di Palazzo della cultura in Piazzale Dante, è stata inaugurata nel 1997. Gli orari di apertura osservati nel 2000 erano: il lunedì dalle 14,30 alle 19,30; dal martedì al venerdì dalle 8,30 alle 19,30; il sabato dalle 8,30 alle 13,30. Un finanziamento regionale del 2020 ha consentito il completo rinnovamento della struttura.

Letizia Vagli 

Sito della Biblioteca: <https://www.bibliotecaacclavio.it/>

Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-TA0021>

 

Cosimo Caretta, La Biblioteca civica Pietro Acclavio di Taranto, Martina Franca, Pugliesi, 1999.

Angelo Celuzza, Guido Pensato, La situazione delle biblioteche in Puglia: analisi, prospettive e appunti per un sistema regionale di pubblica lettura, Foggia, Associazione italiana biblioteche, Sez. pugliese, 1975. 

Beniamino D'Amato, La situazione delle biblioteche appulo-lucane, Bari, A. Cressati, 1951.

Relazioni