Borgese (1910)

Fonte:
Leonardo Sciascia, Per un ritratto dello scrittore da giovane, Palermo, Sellerio, 1985.

«Carissimo zio Giovanni, quello che faccio qui? Lavoro per il corso dell'anno prossimo. Parlerò della rivoluzione letteraria in Germania e della giovinezza di Goethe (molto, dunque, del Werther). Poiché bisogna condire quel che io penso con un po' di erudizione, è necessario sfogliare moltissimi libri e leggerne molti. Libri tedeschi nelle biblioteche italiane se ne trovano pochi, e ciò rende indispensabile un viaggio annuale in Germania. Ho scelto Monaco perché è la più vicina, ed ha una biblioteca ricchissima. Passo circa cinque ore al giorno in biblioteca, lavoro altre cinque ore, ora per il corso ora per gli articoli, in casa. Volevo anche avvicinar gente per rimettermi nell'uso pratico del tedesco, ma se si fa una cosa non si può far l'altra. E così ho dovuto rinunziarci. E conduco una vita indicibilmente solitaria, nella quale pronunzio sì e no venti parole al giorno.»

(Giuseppe Antonio Borgese, lettera allo zio Giovanni Borgese, Monaco di Baviera 16 settembre 1910, cit. da Leonardo SciasciaPer un ritratto dello scrittore da giovane, p. 48-49).

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