Pasolini (1960 circa)

Fonte:
Pier Paolo Pasolini, Saggi sulla letteratura e sull'arte, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, con un saggio di Cesare Segre, cronologia a cura di Nico Naldini, Milano, Mondadori, 1999.

«Ho letto Cecchi e Montale nel '38 (a sedici anni) e subito dopo il Sentimento del tempo e il Sole a picco; poi ho messo tutto insieme la «Voce», la «Ronda» e «Solaria», riempiendo con la mania dell'adolescenza più disagiata che si possa immaginare interi quaderni di elenchi di autori «contemporanei» da leggere. Ma il ciclo di letture più completo di quel periodo di escluso, nella viziosa biblioteca dei portici del Pavaglione, fu quello sull'impressionismo francese, con la guida di Soffici, che del resto, in Rete mediterranea, fu il primo a indicarmi l'Allegria. Sui banchi lisci e nemici della biblioteca, in ore di metafisica emicrania, passarono sotto i miei occhi in disordine i numeri e le edizioni della «Voce»; la più estrema modernità fu per me la disperazione anti-borghese dei Boine e anche dei Papini.»

(Pier Paolo Pasolini, appunto dattiloscritto per Passione e ideologia (1960), poi non incluso nel volume. Dai Saggi sulla letteratura e sull'arte, tomo secondo, p. 2920-2921)

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