Russo (1946)

Fonte:
Luigi Russo, Proemio, «Belfagor», 1, n. 1 (15 gen. 1946), p. 3-6.

«Ripensiamo a quei tre o quattro uomini di alta cultura e di non spregevole mente che si immisero nel movimento fascistico: la loro rovina mentale fu ruinosa nel giro di pochi anni, e con la rovina mentale anche quella morale e politica. [...] Sotto il fascismo, ci furono gli uomini claustrali, che si chiusero nelle biblioteche pubbliche e private, e salvarono gli studi e al tempo stesso segnarono come termine segreto di questo loro appartato elucubrare la liberazione dalla schiavitù fascistica e il nuovo risorgimento della nazione a una libera e progressiva civiltà.».
(Luigi Russo, Proemio, «Belfagor», 1, n. 1 (15 gen. 1946), p. 3-6: 3).

«Ci dissero che eravamo degli intossicati e dei malinconici, e il nostro capo spirituale, Benedetto Croce, fu assiduamente ingiuriato come un vile sedentario che dal chiuso della sua biblioteca non poteva intendere le nuove vie della storia. Purtroppo gli uomini di biblioteca hanno avuto ragione sul fatuo e gracchiante o belante ottimismo degli uomini della piazza, e la punizione della storia è giunta piú tremenda e piú grave di quella stessa che gli intossicati e i malinconici non avevano potuto o voluto, per pietas fraterna e filiale, prevedere.».
(Luigi Russo, discorso inaugurale tenuto all'Università di Pisa il 25 novembre 1944, poi pubblicato col titolo L'Università di Pisa riaperta, in De vera religione: noterelle e schermaglie, 1943-1948, [Torino], Einaudi, 1949, p. 31-49: 40-41).


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