Siciliano (1996b)

Fonte:
Enzo Siciliano, Un paio di buoi per via Strozzi, «Antologia Vieusseux», n.s., a. 2, n. 3/4 (settembre 1995-aprile 1996), p. 3-4.

«Mi era stato detto che Manlio Cancogni da giovane fosse stato un frequentatore della biblioteca di Palazzo Strozzi. Gli ho scritto. Non credo di compiere indiscrezione se ricopio qui la sua risposta, – e il lettore comprenderà perché senza che io indugi a spiegazioni. Il Vieusseux è stato molte cose, ma anche ciò che ricorda Cancogni.

Caro Enzo
scusami per il ritardo, sono un imperdonabile pigro. Ma c'è anche una ragione se ho esitato a rispondere alla tua lettera. Ed è questa: io in realtà non ho mai frequentato il Vieusseux se non nel novembre del '43 sotto l'occupazione tedesca quando mi c'incontrai, un paio di volte, con Giorgio Bassani, allora rifugiato in Firenze. Mi ricordo che durante uno di questi incontri suonò l'allarme. Giorgio aveva preso in prestito "Farewell to Arms", che mi pare, voleva tradurre. Me ne stava leggendo le prime pagine. Ricordo ancora che finito l'allarme, usciti in via Strozzi, vedemmo un paio di buoi accasciati in terra che guardavano pazienti il viavai della gente che usciva dai rifugi. Giorgio si fermò ad osservarli, ed io con lui, colpiti dalla profonda espressione dei loro occhi, dalla loro umanità. La mia conoscenza del Vieusseux come vedi, si riduce a ben poco. Del resto, tranne nella primissima giovinezza, a Roma, fra il '34 e il '36, non sono mai stato un gran frequentatore di biblioteche. Mi dispiace caro Enzo di non potere esserti utile. Ti ringrazio di avermi dato questa occasione di scriverti. Remember me. Un abbraccio e tanti auguri.

Devo dire a Cancogni che ormai, ogni volta che esco su via Strozzi, gli occhi «umani» del suo paio di buoi mi tengono idealmente compagnia, mi accompagnano nell'uscire da questo benedetto rifugio di libri e memorie.».

(Enzo Siciliano, Un paio di buoi per via Strozzi, p. 3-4).

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